Viterbo è la provincia con più consumo di suolo

Nov 9, 2018

Il dato è contenuto nel rapporto Ispra. La Tuscia nel 2017 ha avuto una crescita del più 0,91% rispetto all’anno precedente
di Redazione

Consumo di suolo, Viterbo è la provincia dove nel 2017 è cresciuto di più in percentuale rispetto all’anno precedente: più 0,91 per cento. A seguire ci sono Verona (+0,71%), Vicenza (+0,67%), Bolzano (+0,65%), Venezia (+0,57%), Vercelli (+0,54%) e Treviso (+0,49%).

Ad evidenziarlo è il rapporto Ispra (istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Pubblicato dall’istituto assieme al Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. “Il record per l’ultimo anno – spiega il rapporto Ispra – è di Verona, che sfiora i 300 ettari di nuovo suolo artificiale, seguita da Vicenza (+239), Venezia, Treviso e Bolzano (poco sopra i 200 ettari in più). Crescite significative, comprese tra 100 e 200 ettari nell’ultimo anno, si riscontrano anche a Udine, Viterbo, Parma, Padova, Milano, Bari, Lecce, Foggia e Roma”.

Il Comune che ha costruito di più nel corso dell’ultimo anno è Sissa Trecasali in provincia di Parma, con un incremento di 74 ettari in un solo anno. La causa principale è la realizzazione del primo lotto della nuova arteria infrastrutturale Tirreno-Brennero. Tuttavia non stanno messi bene neanche Montalto di Castro (Viterbo), l’anno scorso al primo posto, che risulta ancora ai vertici della graduatoria, con un incremento di quasi 63 ettari (erano 65 nel 2016). “In questo caso – sottolinea l’Ispra – la responsabilità è in gran parte delle nuove installazioni fotovoltaiche che hanno coperto aree precedentemente agricole”.

Non sta messa bene neanche Vetralla, dove il consumo di suolo è stato pari a 42 ettari, dovuti prevalentemente alla costruzione del nuovo tratto della trasversale Orte-Civitavecchia. “I dati di quest’anno – ha dichiarato il presidente dell’Ispra Stefano Laporta – mostrano ancora la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane a bassa densità, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della maggiore accessibilità. I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e la densificazione di aree urbane dall’altro. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere mediterranee e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali”.

“Un consistente contenimento del consumo di suolo – ha concluso Laporta – è la premessa per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori attraverso la promozione del capitale naturale e del paesaggio, l’edilizia di qualità, la riqualificazione e la rigenerazione urbana, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse. Per questo obiettivo sarà indispensabile fornire ai Comuni e alle Città Metropolitane indicazioni chiare e strumenti utili per rivedere anche le previsioni di nuove edificazioni presenti all’interno dei piani urbanistici e territoriali già approvati”.

 

 

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