La pazienza del precario ha un limite

Ott 10, 2018

Ricercatori precari del Consiglio nazionale delle ricerche e sindacati in piazza: i soldi ci sono, stabilizzazioni subito
di Al. Van.

La pazienza del precario ha un limite«La pazienza del precario ha un limite». Concetto che vale anche per i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche. Sono loro che questa mattina hanno protestato per chiedere al presidente del più grande ente pubblico di ricerca di avviare le procedure per la stabilizzazione. Giovedì scorso c’era già stato un blitz. Oggi in piazzale Aldo Moro sono arrivati da ogni parte d’Italia per ribadire un concetto: «stabilizzazione subito, Cnr sveglia». Appello raccolto dalla presidenza, che – incalzata dai sindacati confederali Cgil Cisl e dai precari uniti – si è impegnata pubblicamente già da oggi a predisporre tutti gli atti necessari per avviare le procedure affinché circa 1900 lavoratori possano essere stabilizzati entro la fine dell’anno.

«Ma bisogna fare in fretta – spiega Sonia Ostrica, responsabile nazionale per la ricerca della Federazione Uil scuola Rua – entro il dieci novembre deve essere confermata l’assunzione per molti di loro. Ed entro dicembre quella per tutti gli altri. Questa mattina nulla di tutto ciò era stato fatto. In tanti anni di sindacato, c’è un aspetto che ancora mi stupisce: la compostezza di chi manifesta per rivendicare i propri diritti. Compostezza che a volte è stata utilizzata dalla controparte per disattendere gli impegni o peggio ancora non rispettarli. Vedere oggi le forze le forze dell’ordine accogliere i manifestanti è stato sconcertante».

Intanto sul  tavolo ci sono circa 90milioni di euro che possono assicurare un futuro migliore a duemila ricercatori e a duemila famiglie. La protesta – pacifica ma determinata – si è poi trasformata in assemblea nei locali del Consiglio nazionale delle ricerche. Qui il confronto tra richieste e rassicurazioni è proseguito per ore. Da Ancona, Firenze, Palermo, Cagliari, sono migliaia i ricercatori che attendono che le promesse vengano tradotte in atti e delibere. «Stabilizzandoci dopo decenni di precariato – sostiene uno di loro – i nostri attuali costi potrebbero essere immediatamente dirottati per incrementare la ricerca».

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