Niente scuola per i bambini del Camping River

Set 14, 2018

Per quasi duecento minori si profila un anno lontano dai banchi. E pensare che nell’ex campo il 90 per cento dei ragazzi era scolarizzato
di Maria Teresa Cinanni

niente scuola riverNessun avvio di anno scolastico per i bambini del Camping River, sgomberato lo scorso mese di luglio e ridotto adesso a una discarica a cielo aperto. I 177 minori che frequentavano le scuole del V municipio sono attualmente sparsi nei parchi, nelle stazioni e in vari accampamenti di fortuna della città, tanto che ieri un gruppo di famiglie prevalentemente bosniache del River ha cercato di occupare il vecchio campo “per dare la possibilità ai ragazzi di rientrare a scuola”, raccontano.

Ma sono stati subito allontanati e continuano a rimanere in strada senza alcuna soluzione alternativa. “Già da domani cominceremo a fare un censimento delle famiglie che sono rimaste in zona per vedere quanti bambini sono rimasti – anticipa a nuovigiorni.net  Najo Adzovic, presidente dell’associazione Nuova vita figli di uno stesso padre – per evitare che dal disagio dello sgombero derivi un altro problema: l’abbandono della frequenza scolastica. Abbiamo lottato in questi anni per riuscire ad integrarci e al River questo era un processo positivamente compiuto. Impedire ai nostri bambini di frequentare la scuola non solo ci farebbe indietreggiare di decenni ma creerebbe nuove forme di esclusione sociale, oltre che impedirci di adempiere a un dovere: l’obbligo scolastico”.

Oltre il 90% dei minori del River era scolarizzato fino allo scorso anno, un caso rarissimo all’interno di un campo Rom. Gli stessi insegnanti dei plessi scolastici interessati si erano occupati del caso e avevano dimostrato solidarietà alle famiglie durante lo sgombero, esprimendo il timore che questo avesse potuto inficiare il lungo lavoro svolto in questi anni e provocare un improvviso abbandono. “E anche in questi giorni – ha aggiunto Adzovic – molti presidi e molti insegnanti che abbiamo contattato ci hanno dimostrato la loro totale disponibilità. Abbiamo bisogno però che il Municipio, il Comune ci ascoltino, perché non si possono allontanare le persone dal luogo in cui hanno vissuto per anni senza dare soluzioni alternative. Chiediamo ascolto soprattutto per tutelare i più deboli: i nostri anziani, gli ammalati e i bambini appunto che tra l’altro hanno paura a rimanere in strada, si sentono meno protetti”. Per questo motivo, ieri è stata inviata al municipio V una lettera in cui si cerca un dialogo con le istituzioni e con le varie associazioni per “proseguire  il percorso di integrazione che era stato intrapreso”.

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