Sono solo il 5% delle scuole italiane è a norma dal punto di vista sismico. Questo l’allarme lanciato da Cittadinanzattiva che il 27 settembre presenterà il consueto rapporto sulla situazione dell’edilizia scolastica in Italia. Settore divenuto in questi ultimi giorni terreno di scontro tra il Governo e le amministrazioni locali, molte delle quali non se la sentono di assumersi la responsabilità di riaprire le scuole non a norma con le certificazioni. Tanto che il sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha emesso lo scorso mese un’ordinanza per chiudere 118 scuole del capoluogo e altre 65 nella città metropolitana.
Dei 6.556 edifici (ovvero poco più del 15% delle scuole presenti sul territorio nazionale) presi in considerazione dal report di cittadinanzattiva soltanto il 29% ha effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica con punte del 2% in Calabria, del 4% in Campania. Senza parlare del collaudo statico presente solo in una scuola su due. Una questione, quella delle certificazioni antisismiche, su cui al presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha posto una serie di domande: “Abbiamo aspettato che lo Stato emanasse la graduatoria con l’elenco dei comuni che avevano diritto a ricevere i fondi per effettuare i monitoraggi, ma questa lista è uscita solo qualche giorno fa. Come facevano i comuni, soprattutto quelli più piccoli, a farsi trovare pronti? I soldi disponibili per le indagini di vulnerabilità sismica e progettazione sono 150 milioni di euro che coprono le richieste di 1.600 comuni della zona sismica 1 e 2, ma le domande presentare sono arrivate da 4mila comuni. Inoltre, Allo stato attuale la scadenza è al 31 dicembre 2018. Se il primo gennaio, fatta la verifica, ho un indice non pari a uno che è il massino ma pari a 0,90 che faccio? Chiudo la scuola? Non c’è una norma che mi dice come mi devo comportare”.
Al mancato adeguamento antisismico si aggiunge, secondo i dati del Miur, il mancato rispetto nel 58% degli edifici scolastici delle normative antincendio cui le scuole dovranno adeguarsi entro il termine del 31 dicembre 2018. Al rientro dalle vacanze natalizie, quindi, tutte le scuole italiane dovranno essere in possesso della certificazione necessaria. Cosa non proprio semplice visto che, secondo i dati di Cittadinanzattiva, soltanto il 34% del campione considerato è attualmente a norma. Motivo per cui L’Anci chiede di superare la logica delle proroghe di anno in anno e di attuare invece una pianificazione pluriennale con un progressivo adeguamento alla normativa.
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