Sposiamoci, sì ma meglio se in Italia. Il turismo dei matrimoni è un business per il nostro Paese. Un business che può contare su circa un milione di presenze straniere, che si traducono in un giro di affari di oltre 440 milioni di euro. E in dieci anni potrebbe decuplicare e raggiungere 3 miliardi di euro, se solo fosse più coordinato e – soprattutto al sud – ci fosse un’ottimizzazione delle infrastrutture.
L’Italia è tra le mete preferite al mondo, un primato conteso solo dal Portogallo, dalla Francia e dalla Spagna, come ha scritto recentemente il Los Angeles Times. Saldamente in testa nelle mete più ambite c’è la Toscana, che rimane la regione più ambita per celebrare le nozze con il 31.9 per cento delle preferenze, seguita dalla Lombardia al 16 per cento, dalla Campania al 14.7, dal Veneto al 7.9% e dal Lazio al 7.1 per cento. I vip amano soprattutto le zone del sud, in particolare la Puglia, la Sicilia e la Calabria. Non a caso alcuni dei matrimoni vip più sfarzosi si sono tenuti proprio in Puglia, come quello da 25 milioni di dollari di Renee Sutton, figlia del ricchissimo Jeff Sutton, o quello da 10 milioni di euro della figlia del magnate indiano dell’acciaio Pramod Agarwal.
Chi decide di sposarsi in Italia non bada a spese, la cifra media si aggira sui 54 mila euro per cerimonia, come certifica il rapporto Destination Wedding in Italia, stilato del Centro studi turistici di Firenze. Tra le principali nazionalità di chi convola a nozze nel nostro paese spiccano gli inglesi al 27.6%, seguono gli Stati uniti e Australia all’8.9 per cento.
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