Le plastiche disperse nell’ambiente possono rilasciare gas serra

Ago 10, 2018

Il Wwf rilancia la campagna per un Mediterraneo plastic free. Consumiamo oltre due milioni di tonnellate di imballaggi di plastica
di Al. Van.

plastiche disperseLe plastiche disperse e abbandonate possono rilasciare gas serra se esposte al sole e all’aria. Secondo una ricerca pubblicata giorni fa sulla rivista scientifica PlosOne dal titolo «Production of methane and ethylene from plastic in the environment» infatti, i sacchetti, ma anche i giocattoli, i tappi, le pellicole alimentari o i flaconi per detersivi, una volta rilasciati nell’ambiente liberano sotto l’azione del sole e dell’aria, metano e etilene.

E’ così che il Wwf torna a parlare di plastica, di questo «highlander dei mari», e di come combatterla. «La situazione peggiore si riscontra – spiega l’associazione ambientalista – se l’irradiamento solare avviene in ambiente asciutto: la produzione di etilene è 76 volte maggiore che non in ambiente acquatico. Tuttavia in acqua, dopo un periodo di almeno 150 giorni, la plastica produce anche idrocarburi gassosi. Tutti danni all’ambiente che si aggiungono a quelli già noti sulle materie plastiche gettate in mare, capaci di aggregare e trasportare numerose altre sostanze tossiche oltre a quelle tipiche della plastica». «Un motivo in più per combattere il rilascio di plastica in ambiente e trasformare il nostro stile di vita in un quotidiano plastic free style – prosegue il Wwf – La plastica rappresenta il 95 per cento dei rifiuti del mare e ha dei primati incredibili di resistenza: un bicchiere resta in mare fino a 20 anni, una busta fino a 50 mentre un filo da pesca può durare anche 600 anni. L’Italia ha vietato l’utilizzo di shopper di plastica per la spesa dal primo gennaio 2011, dall’inizio del 2018 ha vietato l’uso di sacchetti di plastica per gli alimenti, dal primo gennaio 2019 sarà vietato l’uso di cotton fioc non biodegradabili e dal primo gennaio 2020 l’uso di microplastiche nei cosmetici. Ma non basta. Per salvare le nostre spiagge e i nostri mari serve di più e con tempi molto stretti». Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato la petizione change.org/plasticfree anche sulla piattaforme social Change.org, oltre che sul sito www.wwf.it, dove avanza quattro richieste al Governo affinché venga mantenuta e rilanciata la leadership del nostro Paese per un Mediterraneo pulito. Il Wwf è mobilitato: oltre mille volontari hanno già organizzato più di trenta eventi di pulizia che hanno liberato oltre 13 chilometri di spiagge da rifiuti e detriti. Ma otto milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno negli oceani. Anche nel Mediterraneo gli effetti sono visibili: 134 sono le specie vittime dell’ingestione da plastica Mentre l’Europa resta il secondo produttore di plastica al mondo. E noi ne consumiamo ogni anno oltre due milioni di tonnellate in imballaggi.

«Abbiamo 7.500 buoni motivi (tanti sono i chilometri di costa in Italia) per chiedere di tutelare i nostri mari dall’inquinamento da plastica – ha detto Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia – In mare e negli oceani perfino la plastica biodegradabile è una minaccia. Questo tipo di inquinamento è un problema globale causato dall’eccessivo consumo di plastiche e da una cattiva o mancata gestione dei rifiuti. La petizione che stiamo rilanciando in questi giorni e che vogliamo rendere virale, mira a rendere plastic free il Mediterraneo a con quattro richieste al Governo italiano. L’Italia ha anche un motivo in più per mantenere alta la sua capacità di intervento su questo tema, visto che a dicembre ospiteremo la riunione (COP21) delle parti contraenti alla Convenzione di Barcellona per la tutela del Mediterraneo in cui sicuramente i temi dell’economia circolare e dell’inquinamento da plastica avranno una loro centralità».

Quindi, si rilanci la petizione: Quattro le raccomandazioni del Wwf al Governo, anche in vista della nuova legge annunciata dal ministro dell’Ambiente Costa: fare pressione sulla Commissione Europea affinché divenga realtà la Proposta di Direttiva che chiede a tutti gli Stati membri di vietare 10 prodotti di plastica monouso. Introdurre una cauzione sugli imballaggi monouso che stimoli così i consumatori a riconsegnare i piccoli imballaggi di plastica per favorire il loro riciclaggio. Mettere fuori produzione le microplastiche da tutti i prodotti entro il 2025. Finanziare il censimento degli attrezzi da pesca dispersi in mare e il loro recupero e il corretto smaltimento in adeguate strutture portuali.

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