Operazione Gramigna, duro colpo al clan Casamonica

Lug 17, 2018

Trentuno arresti nel clan. Sei persone ricercate. Contestata l’aggravante del metodo mafioso
di Giancarlo Narosi

E’ di 31 arresti e sei persone ricercate il bilancio della maxi operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Roma. L’operazione gramigna – scattata all’alba tra Roma, Reggio Calabria e Cosenza – ha visto impegnati duecentocinquanta militari, unità cinofile, un elicottero e personale dell’ottavo Reggimento Lazio. Nelle maglie degli investigatori cadono così esponenti del clan Casamonica, ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico di droga, estorsione, usura, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini sono state lunghe e sono partite nell’estate del 2015, ancor prima del funerale show con i petali di rosa caduti dal cielo nella chiesa Don Bosco del Tuscolano. Oggi il blitz: per gli inquirenti il ruolo apicale di promotore è ricoperto da Giuseppe Casamonica, recentemente uscito dal carcere dopo circa 10 anni di detenzione. Tra gli arrestati anche alcuni elementi della famiglia Spada tra i quali il noto pugile detto soprannominato Vulcano. Un clan potente e temuto, quello dei Casamonica. Temuto a tal punto che i componenti per i loro loschi traffici non sempre sono costretti a ricorrere alla violenza. «Sono un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano – ha spiegato il procuratore aggiunto della Dda di Roma, Michele Prestipino».

Come la gramigna il clan ha infestato un intero quadrante di Roma, radicandosi tra il Tuscolano l’Appio e la Romanina, stringendo legami con le famiglie più influenti della ‘ndrangheta calabrese. E incrementando il loro patrimonio. Non a caso oggi nell’ambito dell’inchiesta odierna sono stati sequestrati un ristorante al Pantheon, una discoteca a Testaccio, un centro benessere al Tuscolano e una palestra a Ciampino, più numerosi conti correnti e autovetture. Posti sotto sequestro anche quattro alloggi popolari: uno ad Ostia, uno a Pietralata e altri due sparsi tra la Capitale la provincia. Secondo quanto emerso dall’indagine, le case erano occupate irregolarmente da alcuni degli indagati ed è stato accertato come da oltre 10 anni, uno di essi sia stato usurpato con la violenza e la minaccia armata al legittimo possessore: un ultrasettantenne ora costretto a vivere in strada.

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