Infortuni sul lavoro e malattie professionali. Cinque mesi da brividi

Giu 29, 2018

I dati Inail: Nel 2017 minimo storico, ma da gennaio a maggio le vittime sono in aumento del 3,7 per cento
di Giancarlo Narosi

infortuni lavoro Sono soltanto cinque mesi. E i dati sono «soggetti all’effetto distorsivo di punte occasionali e dei tempi di trattazione delle pratiche». Per un quadro esaustivo bisognerà attendere l’intero anno «con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario di ogni denuncia». Ma i numeri recentemente pubblicati dall’Inail relativi alle denunce di infortuni mortali sul lavoro e delle malattie professionali, dicono che il 2018 non è iniziato sotto i migliori auspici.

Lo scorso anno le denunce erano state poco più di 641 mila e avevano causato 11 milioni di giornate di inabilità. Nei primi cinque mesi del 2018 quelle con esito mortale presentate all’Istituto sono state 389, praticamente 14 in più rispetto alle 375 dell’anno precedente. L’aumento – a livello nazionale – riguarda solo i casi avvenuti in itinere, ovvero durante il tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (passati da 104 a 118), mentre per quelli occorsi in occasione di lavoro le denunce sono state 271 in entrambi i periodi.

L’analisi territoriale evidenzia un incremento di 19 casi mortali nel nord ovest, di 18 casi nel nord est e di uno al centro. Diminuzioni, invece, al Sud (con 15 decessi in meno) e nelle Isole (9 casi in meno). A livello regionale spiccano i 12 casi in più in Lombardi a (da 49 a 61) e Veneto (da 36 a 48) e i 10 in più in Piemonte (da 29 a 39). Cali significativi si registrano, invece, in Abruzzo (da 25 a 6), in Puglia (da 24 a 11) e in Sicilia (da 30 a 18). L’incremento rilevato nel confronto tra i primi cinque mesi del 2017 e del 2018 è legato sia alla componente maschile, i cui casi mortali sono aumentati di 10 unità (da 334 a 344), che a quella femminile, con quattro casi in più (da 41 a 45 decessi). L’incremento ha interessato solo le denunce dei lavoratori stranieri (da 50 a 65 casi), mentre quelle dei lavoratori italiani, le più numerose, sono scese di una sola unità (da 325 a 324). Analizzando poi le classi di età, l’Inail rivela come una morte su due abbia coinvolto lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni, per i quali si registra una crescita tra i due periodi di 30 casi (da 167 a 197). In diminuzione le denunce che riguardano i lavoratori tra i 35 e i 49 anni (da 121 a 105). Sostanzialmente stabili invece quelle relative agli under 34 (da 57 a 59) e degli over 65 (da 28 a 30).

Tornano a crescere le denunce per le malattie professionali, dopo il calo dello scorso anno. Al 31 maggio l’incremento si attesta a più 3,1 per cento (pari a 818 casi in più rispetto allo stesso periodo del 2017, da 26.195 a 27.013). Tutti i comparti sono interessati: nell’industria e servizi le denunce sono aumentate dell’1,1 per cento (da 20.766 a 20.999), in agricoltura del 10,6 per cento (da 5.143 a 5.690). L’analisi territoriale evidenzia inoltre aumenti delle tecnopatie denunciate al sud (+648 casi), dove si concentra un quarto del totale dei casi protocollati dall’Istituto, al centro (+402), dove i casi denunciati sono un terzo del totale, e nel nord ovest (+68). Nord est e isole mostrano invece un calo, pari rispettivamente a 71 e 229 casi. In ottica di genere si rilevano 808 denunce in più per i lavoratori (da 19.025 a 19.833) e 10 in più per le lavoratrici (da 7.170 a 7.180). La crescita ha interessato prevalentemente le denunce dei lavoratori italiani (+804), rispetto a quelle dei lavoratori stranieri (+14). Le patologie del sistema osteo muscolare e del tessuto connettivo (15.106 casi), con quelle del sistema nervoso (3.017) e dell’orecchio (1.996), continuano a rappresentare le prime tre malattie professionali denunciate (pari a oltre il 74% del complesso). Superano quota mille anche le denunce del sistema respiratorio (1.148) e dei tumori (1.014).

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