L’amore per i tatuaggi a Roma dilaga. Sono trecentosei le imprese impegnate in questo settore nella Capitale d’Italia. Sui gradini inferiori del podio ci sono Milano con 272 attività e Torino con 216. Seguono poi realtà del nord più piccole come Brescia e Bergamo (rispettivamente con 147 e 123 realtà) e del centro, come Firenze (115) e Napoli (104 imprese).
Il tatuaggio insomma spinge un pezzetto di economia. Secondo l’indagine condotta da Unioncamere InfoCamere sui dati del registro delle Imprese delle Camere di commercio tra il 2012 e il 2017, emerge che se nel 2012 in Italia le realtà tattoo e piercing erano 1300, alla fine dello scorso queste erano cresciute fino a quasi in 4mila. Passando dalle città alle regioni, scopriamo che al vertice della classifica balza la Lombardia con 902 imprese, poi il Lazio (440) e l’Emilia-Romagna (373). «Osservando la crescita nel periodo considerato – fa sapere Unioncamere InfoCamere – i dati mostrano invece una rincorsa delle regioni del centro-sud su quelle del nord. L’aumento più marcato (+7 volte) si registra infatti in Umbria, dove le imprese del settore sono passate da 10 a 73 in cinque anni. A seguire la Calabria, dove oggi i tatuatori sono 4 volte più numerosi rispetto al 2012 (da 12 a 64) e Basilicata e Molise, passati rispettivamente da 6 a 28 e da 4 a 11».
Ci si tatua per ricordare il passato, per lanciare al mondo un messaggio di appartenenza, per ornamento, per trasgressione o per moda. Sta di fatto che questa pratica risale al 3mila avanti Cristo. Ma chi sono i titolari di un’impresa di tatuaggi e piercing? La ricerca è chiara: Il 94 per cento delle aziende del settore è costituito nella forma di impresa individuale, nel 31 per cento dei casi il titolare è una donna, una percentuale molto più elevata rispetto alla presenza delle imprese femminili sul totale delle imprenditoria italiana (22 per cento). Le donne sono più presenti nella classe più giovane (under 30) dove rappresentano oltre il 35 per cento. Mentre gli uomini sono di più nella fascia over cinquanta, dove raggiungono il 77 per cento. I dati mostrano infine una discreta presenza in questo mercato di imprese giovanili e femminili: la metà delle 4mila realtà presenti nel nostro Paese è composto di aziende under 35 mentre 1 su 3 è donna.
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