Riders e lavoro digitale: una giungla senza regole e diritti

Giu 15, 2018

Imprescindibile assicurare regole certe e la tutela dei diritti. Con la Regione è iniziato un percorso condiviso che porterà il Consiglio regionale a legiferare in materia di Gig economy
di Pierluigi Talamo, segretario regionale Uil Lazio

ridersI riders siamo ormai abituati a vederli correre nelle nostre città in bici o in motorino. Vanno di fretta, sfrecciano nel traffico, si spostano rapidamente da un quartiere all’altro, perché più corrono, più guadagnano. Pochi euro a consegna o a prestazione, ovviamente. Sono il frutto della Gig economy e di quel lavoro che passa e si sviluppa sulle piattaforme digitali. Tra loro non ci sono soltanto ragazzi in cerca di un lavoro temporaneo, ci sono profili professionali espulsi dal mercato del lavoro per colpa di una crisi economica devastante e che non riescono, a causa dell’età, a ritrovare un occupazione. Baby sitter, badanti, idraulici: esperienze e competenze diverse, ma con un denominatore comune, l’assenza di regole e di diritti, che ha reso queste persone l’anello più debole del mercato del lavoro globalizzato.

Con la Regione Lazio abbiamo iniziato un percorso condiviso che porterà a breve l’aula del Consiglio regionale a legiferare in materia di Gig economy. Stiamo partecipando attivamente a incontri, consultazioni, tavole rotonde con lavoratori, aziende e studiosi per redigere il ‘Foglio dei diritti primari del lavoro digitale’, che sarà la pietra angolare del futuro testo regionale. E’ chiaro che la consultazione mai potrà sostituire la concertazione e il confronto, prerogative delle parti sociali. Ci stiamo comunque muovendo coscienti che l’obiettivo da raggiungere sarà quello di legare indissolubilmente due termini come ‘innovazione’ e ‘diritti’ fino a renderli sinonimi. Ci stiamo impegnando affinché nel secondo non torni di moda il lavoro a cottimo. Il terreno per dare regole al settore della Gig economy è sconfinato: è una pagina bianca interamente da scrivere. Da recenti indagini si stima che in Italia siano oltre un milione i lavoratori che dipendono da una piattaforma digitale, un milione di uomini e donne che non hanno diritto di lavorare in sicurezza, che non sono assicurati contro malattie e infortuni, che non hanno tutele di natura previdenziale e nessuna possibilità di accedere a un trattamento salariale contrattualmente definito. Il Lazio è la prima regione in Italia a cimentarsi in una sfida così impegnativa per regolamentare il settore.

Si tratta quindi di garantire ai riders coperture assicurative attraverso l’utilizzo di strumenti già presenti nei contratti collettivi quali i fondi bilaterali, adeguata formazione per svolgere l’attività lavorativa, tutelare il diritto alla maternità e alla paternità, rimborsare le spese di manutenzione dei mezzi. I lavoratori digitali hanno diritto a condizioni contrattuali trasparenti. Con Inps e Inail andrà avviata poi una interlocuzione per affrontare il tema delle eventuali convenzioni da stipulare. Dovranno essere previste sanzioni precise per chi in futuro proverà ad aggirare la legge. Riteniamo poi necessario che si presti molta attenzione alla tutela del trattamento dei dati personali e al loro utilizzo e di grande importanza sarà assicurare ai lavoratori e alle lavoratrici delle piattaforme digitali il diritto di associarsi liberamente alle organizzazioni sindacali e di poter svolgere delle assemblee. La Regione Lazio, ha infine previsto la creazione di una Consulta dell’economia e del lavoro digitale, praticamente uno strumento di consultazione permanente cui parteciperanno tutti gli attori del settore. E poi un Portale del Lavoro digitale, al quale potranno registrarsi sia i lavoratori sia le piattaforme. Gli ingredienti per una legge che dia diritti a chi non li ha ci sono tutti. Il confronto è partito e lascia presupporre che non ci vorrà molto tempo per dotare la nostra regione di una legge innovativa e necessaria.

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