I Raee, questi semisconosciuti. Li vediamo abbandonati accanto ai cassonetti, sui marciapiedi, a volte a poche centinaia di metri dalle isole ecologiche. E’ anche per questo – e non solo – che l’Italia è ancora fanalino di coda in Europa per questo genere di rifiuti raccolti, soltanto cinque chili per abitante. Mentre in Francia, Germania, Regno Unito, Irlanda, Austria e Belgio se ne raccolgono oltre 8 chili e in Svizzera e Norvegia la quota sale a 15 chili. Lo scorso anno, nel nostro Paese, il tasso di ritorno dei Raee – vale a dire il rapporto tra quantità di rifiuti raccolti e quantità di apparecchiature vendute – è stato del 36 per cento. I dati emersi durante l’evento per il decennale di Ecodom, il principale consorzio di gestione dei Raee operante in Italia, sono chiari: sono ancora lontani dall’essere raggiunti gli obiettivi fissati dall’Unione europea.
«Considerando che l’Ue ha fissato il target pari al 65 per cento dell’immesso sul mercato per il 2019 – spiega il direttore generale di Ecodom, Giorgio Arienti – è importante che lo Stato italiano inizi a cercare attivamente i flussi di Raee nascosti, gestiti al di fuori del controllo dei sistemi collettivi. Sono necessarie attività investigative sui flussi illegali, cui faccia seguito l’applicazione di sanzioni amministrative e penali commisurate all’entità sia dei profitti illeciti sia dei danni ambientali e sociali provocati». Le potenzialità di un corretto smaltimento e recupero sono elevate. Basti pensare che In 10 anni Ecodom ha gestito 765.000 tonnellate di elettrodomestici dismessi, riciclando 668mila tonnellate di materie prime seconde, da cui sono state ricavate 460mila tonnellate di ferro, pari a oltre mille treni Frecciarossa, 82mila tonnellate di plastica, pari a 33 milioni di sedie da giardino, 16mila tonnellate di alluminio, pari a un miliardo di lattine, 15mila tonnellate di rame, come il rivestimento di 170 statue della Libertà. Non solo. Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti ha permesso di risparmiare 880 milioni di kilowattora di energia elettrica, pari ai consumi domestici di un anno dell’intera città di Torino, e di evitare l’emissione in atmosfera di 7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, come la quantità di anidride carbonica che verrebbe assorbita in un anno da un bosco esteso quanto l’intera regione della Liguria.
Ma si può e si deve fare di più. «E’ indispensabile – conclude Arienti – che nel 2018 venga approvato il Decreto sulla qualità del trattamento dei Raee e che l’iter di recepimento delle direttive comunitarie contenute nel pacchetto di economia circolare sia l’occasione per semplificare e rendere più praticabile la normativa italiana sui rifiuti»
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