Due anni di infortuni sul lavoro nelle province del Lazio. Un viaggio da Rieti a Viterbo, passando per Frosinone, Latina e la Capitale al termine del quale si scopre che – tra 2015 e il 2016 – sono oltre 90mila le denunce. Un numero spropositato, allarmante – con flessioni e picchi di crescita – che complessivamente colloca la nostra regione tra le più insicure per i lavoratori. I dati sono dell’Istituto nazionale assicurazione Infortuni sul lavoro, l’elaborazione della Uil di Roma e del Lazio e dell’istituto di ricerca Eures. E sono inconfutabili: nel secondo millennio rischiare la vita per portare a casa un salario sta diventando un’inaccettabile normalità. Nel 2016 le denunce per infortuni sul lavoro nel Lazio sono state 45480, oltre 600mila in tutto il Paese. Nel 2015 erano state 45126, 637mila in Italia. «Dopo la contrazione registrata nel periodo 2012-2015, nell’ultimo periodo si segnala un’inversione di rotta – spiega il sindacato – con un incremento nel 2016 del numero di infortuni rispetto all’anno precedente, pari al più 0,8 per cento nel Lazio (+354 unità in valori assoluti) e allo più 0,7 per cento in Italia (+4.345 unità). Tale incremento è determinato soprattutto dalla dinamica delle province di Viterbo, Latina e Roma, che registrano una crescita superiore alla media regionale, pari rispettivamente al più 4,9 per cento, più 1,4 per cento e più 0,9 per cento, mentre a Frosinone si segnala una variazione positiva (+0,4%, pari ad appena 13 unità in più rispetto al periodo precedente), e Rieti, in controtendenza con il dato regionale, registra una riduzione del 9 per cento».
Dietro un numero, c’è una storia. C’è un lavoratore. C’è un uomo, una donna, un giovane, una giovane. Esseri umani con aspettative, sogni, speranze, esigenze che si spezzano, a volte irrimediabilmente. Le cifre assolute lasciano senza parole: a Frosinone nel 2016 sono stati denunciati 3090 infortuni sul lavoro, a Latina 3576, a Rieti 1154, a Roma 35373, a Viterbo 2287. Un passo indietro al 2015 per certificare che non era certo andata meglio: 3077 denunce a Frosinone, 3526 a Latina, 1268 a Rieti, 35074 a Roma, 2181 a Viterbo. Ma di lavoro si muore. Per un salario nel 2016 centoquattro lavoratori e lavoratrici sono usciti di casa e non sono rientrati. Nel 2015 era accaduto a centoventidue persone. Attraversando le province, questo è il bollettino di guerra: 14 denunce di infortuni mortali a Frosinone nel 2016, 16 a Latina, 6 a Rieti, 65 a Roma, 3 a Viterbo. Nel 2015 erano stati in 10 a perdere la vita a Frosinone, 13 a Latina, 8 a Rieti, 80 a Roma, 11 a Viterbo. Ma nel Lazio aumentano anche le malattie professionali: 3649 le denunce nel 2016, erano state 3444 nel 2015.
Ma c’è altro. «Rapportando il numero di infortuni con esito mortale al totale degli infortuni sul lavoro denunciati – si legge nel dossier della Uil e dell’Eures – si evidenzia come il Lazio detenga un tasso di mortalità più elevato rispetto al resto del Paese, con 23 decessi ogni 10mila infortuni nel 2016 a fronte di 18 in Italia. Sui territori, l’indice di mortalità più elevato si registra a Rieti, dove nel 2016 si contano 50 decessi ogni 10mila infortuni, seguito da Frosinone e Latina con 45 incidenti mortali per 10mila eventi occorsi. Ci sono poi Roma e Viterbo, che contano rispettivamente 18 e 13 infortuni mortali ogni 10mila eventi. Tale dato trova conferma anche osservando l’incidenza relativa degli infortuni regionali sul totale nazionale, che si attesta al 7,1 per cento il totale degli infortuni raggiungendo il 9,2 relativamente a quelli con esito mortale, a dimostrazione del maggior livello di mortalità che si riscontra nella Regione». E poi ancora. Nel 2016 gli infortuni in itinere sono stati 10.896, ovvero circa il 24 per cento del totale, mentre 34.584 sono stati quelli avvenuti svolgendo l’attività lavorativa. Un biennio nero per lavoratori e lavoratrici delle città del Lazio. Sotto tutti i punti di vista.
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