Come tasselli di un puzzle. Novecentosettantadue, quasi mille. Tante sono le vittime delle mafie. Tutte, nome per nome, sono state ricordate oggi dai giovani delle scuole romane nel giardino di Piazza Vittorio. E’ così che termina il corteo promosso da Libera per la XIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Un corteo che si è snodato in tutte le città italiane, da nord a sud, coinvolgendo quattromila piazze.
A piazza Vittorio erano in molti: istituzioni, associazioni, sindacati, cittadini, studenti. Le mafie oggi sono come il fascismo, che non ha più un volto solo. II fascismo oggi si presenta anche quando si voltano le spalle ai femminicidi, quando non si denuncia, quando si ha paura. Le mafie sono vicine al fascismo, cercano il consenso, non sempre uccidono perché adesso fanno business e inquinano il tessuto economico e sociale. Noi dobbiamo cambiare e sconfiggere questa società che ha generato un sistema malato.
«Questa giornata ha coinvolto tante scuole e moltissimi bambini ma per fortuna la cultura contro la mafia non si rinchiude in queste 24 ore – ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – Queste sono giornate importanti per tenere alta l’attenzione. Ma la lotta alla mafia richiede un impegno 365 giorni l’anno». E intanto sul palco di piazza Vittorio il puzzle prende forma: si susseguono i nomi delle vittime, i ricordi di quei terribili momenti, le vite spezzate. I numeri di Libera sono impietosi: Il 70 per cento dei familiari ancora non conosce la verità su quanto accaduto ai propri cari. Delle 972 persone inserite nell’elenco dell’Associazione, 104 erano minori. Il 45 per cento ha perso la vita in Sicilia, il 20 in Campania e il 17 per cento in Calabria. Il picco degli omicidi si è registrato tra il 1982 e il 1990. Calcoli e cifre che confermano quanto le mafie siano state sottovalutate, quanto ritardo culturale abbiamo accumulato. E quanto ancora ci sia da lavorare affinché in Italia prevalga una diffusa cultura della legalità.
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