Frosinone e Rieti, due territori in crisi. Motivazioni diverse, ma difficoltà identiche. E quindi stesse ricadute sociali: il lavoro che non c’è. Frosinone e Rieti sono due aree di crisi industriale complesse, due aree che risentono ancora oggi gli effetti di una crisi che stenta a passare: molti siti produttivi sono stati chiusi, centinaia di persone sono rimaste senza occupazione. Per sostenere eventuali nuove crisi occupazionali e i lavoratori di queste zone – che già lo scorso anno hanno usufruito di trattamenti di mobilità ordinaria o in deroga – ieri Cgil, Cisl e Uil hanno firmato in Regione Lazio un accordo quadro sugli ammortizzatori sociali valido per il 2018.
Ciò significa un aiuto in più a tutte quelle persone che attualmente percepiscono l’assegno di disoccupazione e che continueranno a percepirlo per un ulteriore anno. Nello specifico, questi lavoratori attualmente non occupati avranno diritto, senza soluzione di continuità, a un ulteriore periodo di mobilità per una durata massima di 12 mesi. L’obiettivo è di favorire l’accesso di tutte e tutti al percorso delle politiche attive per offrire così una nuova chance occupazionale. Nei contenuti l’accordo ripercorre gli stessi criteri di quello sottoscritto lo scorso anno, legando così la fruizione della mobilità a percorsi di politiche attive del lavoro da avviare attraverso i Centri per l’Impiego e che varieranno a seconda dell’età anagrafica – Tirocini o Lavori di Pubblica Utilità per over 60 – con durata massima di sei mesi.
I tirocini hanno l’obiettivo di favorire un programma formativo al fine di assicurare il pieno reinserimento dei lavoratori nel mondo del lavoro attraverso l’acquisizione di nuove competenze direttamente presso le aziende dell’area di crisi complessa. Mentre per coloro i quali hanno superato i 60 anni, sono previsti interventi diretti da parte degli enti locali che mirano ad inserire questi lavoratori in progetti per la realizzazione di lavori e l’erogazione di servizi di pubblica utilità a beneficio della collettività.
Resta, però, sul tappeto un tema ancora irrisolto, vale a dire le risorse necessarie a finanziare la mobilità in deroga per tutte le crisi in atto e per le eventuali future. Entro il mese di giugno il tavolo che vede confrontarsi Regione Lazio e sindacati confederali aggiornerà il suo percorso. E’ infatti già prevista una riunione per decidere la ripartizione dei fondi necessari per seguire i percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro. Su questo punto la Uil del Lazio insieme con le altre sigle sindacali è stata chiara ed è irremovibile: il Governo deve dare necessariamente seguito alla richiesta della Regione e trasferire così i 27 milioni di euro necessari a gestire l’intero processo. Per la gestione dell’accordo e delle problematiche emerse già nel corso dello scorso anno, sia relative ai Centri per l’Impiego che relativamente ai flussi di pagamento delle prestazioni da erogare a cura dell’Inps, abbiamo previsto, infine, di monitorare periodicamente l’andamento operativo e finanziario dell’intervento.
Con il lavoro non si scherza. Proprio in base a questa affermazione siamo convinti di aver aggiunto un importante tassello nella gestione del delicato momento di crisi occupazionale di due territori che meritano la massima attenzione. Il forte calo dell’occupazionale va fronteggiato con ogni utile intervento e in questo contesto si inserisce l’accordo sottoscritto che mira a ricreare una buona occupazione tramite i percorsi di politiche attive per il lavoro, oggi più che mai indispensabili.
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