Contro ogni tipo di sfruttamento. Come donna e sindacalista ho sempre cercato il senso delle cose. E’ questo uno dei motivi che mi ha spinto a partecipare a un recente convegno sviluppato su un progetto innovativo nel campo dei servizi sociali. Il progetto si chiama Rete Antitratta Lazio 2 ed è stato avviato dalla Regione Lazio (Direzione salute e Politiche Sociali su integrazione sociale e tutela delle minoranze) per realizzare interventi innovativi in grado di contrastare un fenomeno crescente, un fenomeno che si fa fatica ad arginare ma che nel ventunesimo secolo riduce ancora gli essere umani in schiavitù. Che sia sfruttamento sessuale o lavorativo, accattonaggio o altre attività illegali, sono tanti, troppi, gli uomini, le donne ed i bambini privati di un bene primario come la libertà. In continuità con le attività realizzate nel corso del primo anno di progetto, Rete Antitratta mette a sistema le buone pratiche del territorio e definisce un modello di intervento integrato in grado di offrire risposte adeguate a sostegno e tutela delle vittime, offrendo loro strumenti idonei per il reinserimento sociale.
Si tiene poi conto delle diverse tipologie di sfruttamento delle vittime (adulte e minori, donne, uomini, transgender) e non si tralascia alcunché: si parte dall’accesso ai bisogni primari (screening sanitari, consulenza e supporto legale) per arrivare al sostegno per l’inclusione sociale e lavorativa. Qualora fosse richiesta, si prevede anche la possibilità di tornare nel paese di origine o in un terzo. Il tutto sotto la guida ed il sostegno del personale di associazioni qualificate nel settore. Ricercare il senso delle cose, scrivevo sopra. Per quanto concerne il prioritario aspetto preventivo, ritengo che il fenomeno della tratta possa essere arginato solo se la collettività intera riesce nell’obiettivo di ricostruire quel forte senso di coesione sociale, espressione di solidarietà, che è andato sempre più svanendo e che considero sempre più imprescindibile alla tenuta sociale del nostro sistema. Per raggiungere questo obiettivo serve un profondo cambiamento culturale di tutti. La formazione continua e gli aggiornamenti professionali dei soggetti a cui è in carico la funzione preventiva si rendono quanto mai indispensabili. L’attenzione deve essere quindi puntata a quegli aspetti immediatamente fruibili per le persone vittime di tratta: protezione, ricostruzione interiore, reinserimento sociale e lavorativo. Offrire un’altra possibilità a donne e uomini sfortunati è compito doveroso di una società civile. Ma occorrono risorse, servono investimenti su questo fronte. Serve un percorso condiviso per raggiungere l’obiettivo: mai più schiavitù.
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