Impennata dei prezzi in questo inizio d’anno in tutti i settori principali dalla spesa, all’elettricità, ai combustibili e persino bellezza e affini. Durante il mese di gennaio infatti sono lievitati i costi dei beni primari, bollette in testa. In vetta alla classifica la fornitura del gas e dell’energia elettrica che segnano rispettivamente non solo un più 8,2% e 7,9% rispetto all’anno precedente ma anche un forte incremento (+4,8% e +3,9%) rispetto al mese di dicembre 2017, quando già si era assistito a un rincaro dei prezzi al consumo. Questo quanto emerge dai dati diffusi dalla Uil di Roma e del Lazio in merito all’inflazione nella Capitale.
E se gas ed energia primeggiano nella triste classifica, il costo dell’acqua non è da meno: ben più 5,6% rispetto al 2017, sia per quanto riguarda la fornitura sia per la raccolta delle acque di scarico. Più contenuti ma sempre in crescita il gasolio per il riscaldamento (+1,8%), i servizi per la manutenzione di casa (+1,3%) e ricominciano ad aumentare gli affitti per l’abitazione principale che segnano un più 1,2 per cento.
In forte rialzo anche il carrello della spesa con ben il 7% in più del prezzo della frutta, una maggiorazione di oltre il 3 del costo degli oli, del 3,6 per le acque minerali e i succhi di frutta, del 2,8 per tè caffè e del 2,4 per la carne. E per non lasciar nulla fuori dal carrello, anche il pane segna un più 1,2 per cento. In sostanza, aumenti a tutto tondo e soprattutto dei beni irrinunciabili già durante gli ultimi mesi dello scorso anno avevamo evidenziato forti rincari delle bollette e dei servizi primari, ma purtroppo la situazione è ulteriormente peggiorata e ci troviamo di fronte a prezzi che salgono a discapito di una qualità della vita in discesa: sempre più contratti a breve scadenza, aumenti delle domande di disoccupazione e servizi inesistenti.Una magrissima consolazione potrebbe essere rappresentata dal costante calo del costo dell’istruzione soprattutto universitaria (-39%) ma si tratta di un successo fittizio perché alla diminuzione delle rette si affianca il calo del numero degli iscritti. Aumentano invece del 2,2 per cento i servizi culturali e del 2,3 il costo delle mense, siano esse studentesche o aziendali. Sarà difficile consolarsi dal parrucchiere o con un trattamento estetico, in crescita entrambi del 2 per cento. Invariato, forse non a caso, il costo dei gioielli.
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