Nel Lazio scende la Cig. In crescita le richieste di disoccupazione

Gen 30, 2018

A dicembre 2017 erano quasi in 14mila i cassa integrati, il 52 per cento in meno rispetto al 2016
di Nico Luzzaro

Diminuisce il numero dei cassa integrati nella nostra regione, ma aumentano le richieste di disoccupazione. Questo quanto emerge dai dati elaborati dalla Uil di Roma e del Lazio sulla base di uno studio nazionale realizzato dall’ufficio politiche territoriali della Uil. A dicembre 2017 infatti erano 13.908 i lavoratori in cassa integrazione nel Lazio, il 52% in meno rispetto all’anno precedente (26.765 unità). Contemporaneamente aumenta in tutto il Paese la richiesta di accesso al Fis, il Fondo di integrazione salariale di gestione dell’Inps operativo dal 1 gennaio 2016 che eroga strumenti di sostegno al reddito in settori non coperti dalla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa. Una richiesta che a livello nazionale ha superato già le 100 mila domande.

Dati che non possono essere letti separatamente e che fanno pensare che la diminuzione della cassa integrazione non sia una notizia positiva. Soprattutto se si considera che sono aumentate le domande di disoccupazione pervenute nel periodo gennaio-novembre dello scorso anno, a fronte di una diminuzione che aveva caratterizzato il triennio precedente. Esaminando i dati nel dettaglio emerge che a scendere è soprattutto la cassa straordinaria che nel Lazio passa da circa 43 milioni di ore a dicembre 2016 a circa 18 milioni alla fine del 2017, mentre continua a salire la cassa integrazione ordinaria che si è attestata lo scorso mese a 6,5 milioni di ore contro i 5,9 del 2016. Il confronto è ancora più evidente nella Capitale dove, nonostante la diminuzione del 38,6% delle ore totali di cig, la cassa ordinaria è aumentata del 62,8%, a fronte di una diminuzione rispettivamente del 44% e del 60% della cassa straordinaria e di quella in deroga. L’incremento della cassa ordinaria attesta nuove situazioni di criticità, così come l’aumento delle domande di disoccupazione fa pensare che i lavoratori non più coperti dagli ammortizzatori sociali che, tra l’altro hanno oggi un maggior costo per le imprese e minore durata, siano finiti ad incrementare le fila dei licenziati o dei contrattualizzati a ore o a giornate lavorative. Dato questo che si concilierebbe con l’aumento dell’occupazione emerso dagli ultimi dati Istat.

 

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