Sciopero dei lavoratori delle cooperative sociali dei Cup e dei servizi amministrativi

Nov 24, 2017

Dov’è il rispetto per gli esternalizzati? I Sindacati: «Nessuno tocchi retribuzioni e posti di lavoro»
di Redazione

«Dalla Regione Lazio nessun rispetto per le persone e per gli accordi. Il 30 novembre i lavoratori delle cooperative sociali e delle società che gestiscono il servizio incroceranno le braccia. Pretendiamo soluzioni e non rinvii». Suonano la carica Fp-Cgil Roma e Lazio, Filcams-Cgil Roma e Lazio, Cisl-Fp Lazio, Fisascat Roma e Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. E la vertenza dei duemila lavoratori esternalizzati dei Cup e dei servizi amministrativi stretti nella morsa di un cambio di appalto deciso al ribasso dall’amministrazione regionale prende corpo.

I sindacati denunciano una situazione gravissima in cui tra silenzi, ritardi e tentativi di insabbiare i problemi, siamo arrivati nell’imminenza dei licenziamenti o dei tagli alle retribuzioni». Una prospettiva inaccettabile per le federazioni di categoria che quindi confermano lo sciopero: «Chiediamo la salvaguardia dei posti di lavoro e dei salari – spiegano – Vanno rispettati gli accordi sottoscritti. E’ dal 2015 che aspettiamo i progetti innovativi attraverso cui finanziare le risorse necessarie a pagare gli stipendi senza che nessuno rischi di essere licenziato». Non solo. «Non ci interessano i giochi della politica. Non ci interessano i continui rinvii che gravano sul futuro professionale delle persone e sulla tenuta dei servizi – dicono le categorie di Cgil, Cisl e Uil – Ci interessa trovare soluzione ad una vertenza che va avanti da due anni e riguarda duemila lavoratori». Per questo il 30 novembre sarà sciopero. La protesta si articolerà, dalle ore 10 alle 14, con una manifestazione a Roma in piazza Oderico da Pordenone, sotto la Regione Lazio.

«Sappiamo che lo sciopero porterà un disagio per gli utenti – concludono i sindacati – che sperano ancora in una soluzione positiva della vertenza nell’incontro fissato per il 28 novembre, cioè fuori tempo massimo, dalla Regione – ma di fronte all’indifferenza dell’amministrazione è l’unico modo per tutelare le famiglie e il futuro dei servizi ai cittadini. Retribuzioni e posti di lavoro non si toccano».

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