C’è un percorso da concludere. Riguarda il settore degli appalti. E’ un percorso virtuoso iniziato circa un anno fa con la firma – tra Regione Lazio e Cgil Cisl e Uil – del protocollo quadro sugli appalti e proseguito poi con quello specifico sugli appalti dei lavori pubblici firmato congiuntamente alle categorie dell’edilizia. Manca qualcosa però. Per chiudere il cerchio e mettere in sicurezza un settore che rischia di essere infiltrato dalla criminalità, manca ancora un documento e un’altra firma: quella che dovrebbe regolare il settore delle forniture dei beni e servizi.
Con i colleghi di Cgil e Cisl da tempo sollecitiamo la Regione Lazio affinché concluda il percorso di questo accordo attuativo. Stiamo parlando di un anello mancante per avviare una strategia innovativa, necessaria anche a tutti quei lavoratori impegnati nelle manutenzioni, nei servizi, nelle forniture che ad oggi non possono avere garanzie della clausola sociale di salvaguardia – che li metterebbe al riparo in caso di cambio appalto – e neppure lo snellimento delle procedure di aggiudicazione delle gare, né tantomeno la garanzia di investimenti sul territorio, in grado di rilanciare un’economia regionale depressa.
Proprio qualche giorno fa con Cgil e Cisl abbiamo chiesto al presidente Zingaretti di convocarci per superare gli ultimi eventuali ostacoli e portare a conclusione un iter iniziato da mesi. Il cammino fin qui compiuto è stato determinante e innovativo. Ma migliaia di lavoratori aspettano risposte concrete e non possiamo indugiare ancora. Il mondo degli appalti – abbiamo scritto al Presidente Zingaretti – non trova pace, nonostante i diversi interventi legislativi non torna quasi mai alla ribalta per segnare un passo in avanti verso un cambio di rotta. Pochi giorni fa il presidente dell’autorità anticorruzione Cantone ha dichiarato che il nuovo codice – così come era stato pensato – non vedrà mai la luce e che occorre tenere alta l’asticella dei controlli, perché il rischio di intromissioni criminali è elevato. Sempre secondo Cantone sono gli enti locali che non si prendono la responsabilità di attuare le opere che potrebbero appaltare secondo le norme vigenti, mentre sarebbe meglio favorire una centralizzazione degli interventi da parte della Regioni, in una logica di partecipazione dei Comuni piuttosto che di delega.
Ci siamo assunti le nostre responsabilità. Abbiamo puntato su un modello di relazioni sindacali con la Regione Lazio che ha dato i suoi frutti. Firmando i due documenti, abbiamo indicato gli strumenti per velocizzare gli appalti senza ridurre la vigilanza e abbiamo avviato sinergie che permettono, anche grazie alla capacità dei sindacati così capillarmente distribuiti sul territorio, di controllare diffusamente quanto accade nella Regione Lazio. Adesso manca l’ultimo step. Fermarsi adesso sarebbe delittuoso e inconcepibile. Vogliamo viceversa pensare che, grazie allo sforzo comune di tutte le parti in causa, anche quest’ultimo traguardo, verrà al più presto raggiunto.
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