Limitare i prelievi a Bracciano. Le strategie dell’Ispra per salvare il lago

Ott 23, 2017

I sopralluoghi evidenziano criticità e stress. Ma c’è spazio per salvare un gioiello ambientale
di Alfonso Vannaroni

Per il lago sono necessari «programmi di monitoraggio tali da poter consentire la stima del bilancio idrico con cadenza almeno mensile, necessaria alla gestione sostenibile delle acque lacustri e dunque al raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla direttiva acque e da quelle collegate». Parla chiaro la relazione sullo stato del lago di Bracciano, elaborata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: bisogna intervenire – e subito – per tutelare uno specchio d’acqua da mesi in sofferenza per le captazioni e la siccità.

I sopralluoghi dell’Ispra (27 luglio e 25 agosto) hanno tratteggiato uno scenario critico: «Le cause dell’abbassamento del livello delle acque sono probabilmente da attribuirsi a una concomitanza di fattori climatici (diminuzione delle precipitazioni, aumento delle temperature medie e di conseguenza dell’evaporazione dell’acqua) e antropici (aumento dei volumi di acqua prelevata)». «Le captazioni – si legge nel documento dell’Istituto – hanno causato alterazioni delle naturali fluttuazioni dei livelli lacustri inducendo pressioni negative in particolare sulle specie più sensibili di flora e fauna presenti nelle aree protette». Ed ecco così che il lago ha cambiato forma, la profondità è diminuita, la vegetazione pure. E la capacità di autorigenerazione dello specchio d’acqua è in pericolo.

Cosa fare? L’Ispra detta i punti: limitare i prelievi per garantire sia la funzionalità idrica che la sopravvivenza delle specie e dell’habitat, sia il minimo deflusso vitale del fiume Arrone. Non solo. «E’ necessario incrementare l’apporto del lago di acque bianche locali, spesso mischiate con le nere negli impianti vicino al lago». E poi ancora: modificare il piano idrico a scala locale. Tutte misure da attuare per scongiurare il rischio che il sito di interesse comunitario del lago di Bracciano vada irrimediabilmente distrutto.

Intanto i Verdi premono. «La sindaca Raggi lasci perdere misure inutili come la chiusura delle fontanelle di Roma – dicono i portavoce del Lazio Nando Bonessio e di Roma Guglielmo Calcerano – e come socio di maggioranza di Acea intervenga per far approvare un piano complessivo di ristrutturazione aziendale, che preveda la diversificazione delle fonti di prelievo, la separazione del ciclo delle acque bianche dalle nere e il risanamento della rete idrica colabrodo, con il blocco della distribuzione degli utili tra i soci sino al superamento dell’emergenza».

E poi c’è da ripristinare la centralina di monitoraggio del livello idrometrico di Bracciano. «E’ ferma dal 2014 per mancanza di fondi – ricordano i Verdi – gli unici dati disponibili sullo stato del bacino sono quelli forniti da Acea, che fa da controllato e controllore. Chiediamo al Presidente Zingaretti e all’Assessore Refrigeri di provvedere allo stanziamento di risorse: basterebbero 3mila euro l’anno per rimetterla in funzione». Il lago di Bracciano sta morendo. La colpa è dell’uomo. E adesso l’uomo è chiamato a riparare i danni che ha commesso.

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