Sindacato e gaffe. Un campionario di luoghi comuni

Ott 3, 2017

Imbarazza il candidato premier dei cinque stelle. La Uil a Di Maio: «sei anni di autoriforma» e assunzione continua di responsabilità
di Alberto Civica, segretario generale Uil Roma Lazio e direttore di NuoviGiorni

alberto civica

Sindacato e gaffe, un percorso a ostacoli condito da luoghi comuni, frasi fatte e parole logore. Non stupisce quel monito così aspro «si autoriformino o ci penseremo noi» lanciato giorni fa del candidato premier del M5s Luigi Di Maio ai sindacati dal festival del lavoro di Torino. Non stupisce ma imbarazza. Imbarazza per la superficialità, per la scarsa conoscenza del mondo sindacale. Imbarazza per la preparazione storica sul secolo scorso – emersa già quando a colpi di post Pinochet divenne magicamente venezuelano. Sconcerta per quei vuoti di conoscenza sulle rivendicazioni e sulle conquiste sindacali.

Sindacato e gaffe, si diceva. A volte si va oltre, si sa, forse solo per strizzare l’occhio alla platea, convinti che quel che si dice stupisca e che sia quello che gli altri vorrebbero ascoltare. Non sempre è così. Non è stato così sabato scorso a Torino, viste le critiche unanimi che ne sono seguite. Ma la campagna elettorale è anche questo: alzare il tiro, spostando l’attenzione su altri per nascondere i propri fallimenti. E così adesso torna il mantra del sindacato statico percepito più come ostacolo che come risorsa. A turno ci provano tutti: oggi i cinque stelle, ieri Renzi, ieri l’altro Monti e Letta e ancor prima Berlusconi e Brunetta. Tutti prodighi di consigli e tutti a stabilire i confini entro i quali le parti sociali dovrebbero muoversi. Ma i sindacati conoscono le sfide del futuro, più di chi li critica. E sono impegnati nel rinnovamento più della classe politica. Prendete il percorso della Uil. «Sei anni di autoriforma – ha dichiarato il segretario Carmelo Barbagallo in un’intervista al Corriere della Sera –  e abbiamo chiesto a Cgil e Cisl di fare una contrattazione basata su rappresentanza e rappresentatività». Prendete poi le primarie del candidato presidente del consiglio dei Cinque Stelle, cucite su misura per chi poi le ha vinte. E’ come se sette squadre di calcio di lega pro venissero catapultate in serie A. Indovinate chi perde? Insomma, il percorso dei cinque stelle sembra invertito e l’obiettivo al momento smarrito: dal voler riformare la politica attraverso la partecipazione dei cittadini sono passati all’imposizione di un candidato. Un altro esempio: le relazioni sindacali.  A Roma Cgil Cisl e Uil hanno chiesto e ottenuto un tavolo di confronto con l’amministrazione capitolina per affrontare le criticità di Roma e provare a risolverle. Nonostante l’iniziale scetticismo, riunione dopo riunione, si è giunti alla firma di un patto che poi ha preso il nome di «Fabbrica Roma». Chissà se il candidato Di Maio è stato informato. Roma da sola non può farcela. La città ha bisogno di una legislazione con maggiore autonomia, necessita di più risorse. In questi ultimi anni qui si sono persi l’ottanta per cento degli investimenti pubblici.

La Capitale ha bisogno dell’aiuto del governo. Già il governo. Sempre la Uil con la Cgil e la Cisl hanno recentemente organizzato una tavola rotonda (Si muove la città: #RicOMinciAmo) – invitando istituzioni e le parti datoriali «a unirsi e collaborare per pianificare le scelte strategiche necessarie alla rinascita della città». Adesso il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda convoca un tavolo per strappare la città al degrado e al declino. I dati sono impietosi: aziende in crisi, licenziamenti, esuberi, elevata pressione fiscale, continua perdita di competitività, pil in picchiata. Uno scenario che denunciamo da anni attraverso dossier e iniziative». E che dire dei delegati sindacali. «Caro Di Maio – ricorda sul suo profilo Facebook Pierpaolo Bombardieri, segretario organizzativo della Uil – se ogni mattina di ogni giorno della settimana incontrassi lavoratori, pensionati e giovani disoccupati come fanno migliaia di delegati sindacali regalando il proprio tempo ai più deboli, probabilmente qualche castroneria te la risparmieresti». In molti ormai ne sono convinti. Perché con gaffe e luoghi comuni non si fa un passo in avanti.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pin It on Pinterest

Privacy Policy Cookie Policy