A Roma, Firenze e Lecce. Ecco la cultura del non rispetto che genera violenza

Set 14, 2017

Una strage senza fine. Latini: «Occorrono azioni concrete per spezzare questa spirale»
di Maria Teresa Cinanni

E’ finita bene per la turista belga che ieri è riuscita a scampare a uno stupro nei pressi del Campidoglio, a Roma. Tanta paura e ovviamente tanta rabbia, ma alla fine l’intervento dei vigili ha evitato l’ennesima tragedia. Solo qualche giorno prima, nei pressi della zona stazione Termini, un’altra giovane turista ha raccontato di essere stata picchiata, stuprata e infine rapinata. Ieri la morte di Noemi, la sedicenne pugliese, uccisa dal fidanzato minorenne. La scorsa settimana è stata la volta delle turiste americane a Firenze. Ancora prima la tristemente nota violenza di Rimini nei confronti di una ragazza polacca in vacanza e di un transessuale. Questi solo per citare i casi delle ultime settimane. Molestie, violenze, stupri, femminicidi. In un crescendo che non conosce sosta né tanto meno fine. Parla di tolleranza zero Anna Finocchiaro in un’intervista al Messaggero di oggi, una tolleranza che deve riguardare tutti dagli immigrati agli italiani agli uomini in divisa. Il rispetto delle donne deve essere principio essenziale, uguale per tutti, a cominciare da mariti, padri, amanti, fidanzati che uccidono, sfregiano, abusano. La legislazione efficace ce l’abbiamo. Quindi l’importante è che le donne non si sentano sole.

Eppure le donne continuano a rimanere sole. Sole col dolore del trauma subito, sole dinanzi a una società giudicante, spesso più verso le vittime che verso i carnefici. E i commenti, anche da parte di rappresentanti istituzionali purtroppo, successivi all’episodio di Firenze ne sono una triste conferma. Come conferma è il lungo elenco di donne uccise da ex amanti e mariti denunciati molte, troppe volte. Ma i tempi dell’azione sono più celeri di quelli dell’indagine. «E’ un intero sistema che deve cambiare – commenta la segretaria regionale Uil, Laura Latini – un sistema che cela dietro la condanna pubblica del reato commesso, la convinzione spesso taciuta che la donna se la vada a cercare. Un sistema in cui continua a perdurare una cultura o sottocultura che concepisce una presunta onnipotenza del più forte. Bisogna agire concretamente per bloccare questa spirale e concretamente significa centri antiviolenza, significa sostegno agli orfani, significa soprattutto giustizia celere e rispetto verso gli altri. Solo chi cresce nella cultura del rispetto reciproco, sin dall’infanzia, potrà evitare la violenza e diffondere realmente una cultura della non violenza».

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