Siccità Capitale. A Roma un settembre da brividi

Ago 31, 2017

La città fa i conti con una emergenza sconosciuta. Intanto la rete è un colabrodo
di Alfonso Vannaroni

Siccità capitale. Il lago di Bracciano

Ci piacciono le emergenze, si sa. Ma non ci piace l’attuale siccità: una siccità Capitale. Eppure nelle emergenze diamo il meglio, troviamo il riscatto. Prendete appunto l’attuale crisi idrica romana. Tutti hanno negli occhi le immagini dell’abbassamento delle acque nel lago di Bracciano. Tutti sanno che la biodiversità dello specchio d’acqua è a rischio. Tutti aspettano il piano di riduzione nelle ore notturne. Nessuno però ricorda che negli anni passati sia accaduto qualcosa di simile. Nel 2003 ci fu un estate particolarmente calda – molto simile a questa – ma allora fu l’elettricità ad essere razionata con distacchi programmati. A dirla tutta, qualche mese dopo, il 23 settembre, l’Italia restò completamente al buio ma il tutto accadde per colpa di un albero caduto in Svizzera.

Torniamo ad oggi. Nella capitale d’Italia l’emergenza idrica è elevata, basti pensare che Acea ha già fatto sapere che per il mese di settembre, complice le scarse precipitazioni e le limitazioni dei prelievi al lago di Bracciano, «la quantità di acqua a disposizione è insufficiente per far fronte al bisogno idropotabile della Capitale». Non mancherà l’oro blu negli ospedali, ma nelle case dei romani – molti lamentano disagi già da settimane – ci sarà da organizzarsi. Sarà difficile che le piogge tanto attese siano in grado di ricaricare velocemente bacini e sorgenti in sofferenza ormai da mesi. E così adesso ci si accorge di quanto incidano gli sprechi quotidiani, sia quelli volontari che involontari. Non è un caso che la municipalizzata in poco più di un mese sia riuscita a riparare oltre 1.300 perdite dalla rete. Ma solo perché siamo in emergenza.

Da un dossier recentemente presentato dalla Uil di Roma e del Lazio è emerso che Acea ha investito più sulla digitalizzazione che sulla manutenzione della rete idrica. Un dato su tutti: negli ultimi cinque anni l’incremento degli investimenti è aumentato soltanto del 3 per cento, di contro la bolletta di ogni famiglia è cresciuta del 37 per cento. Mentre nei settemila chilometri della rete storica tra Roma e Fiumicino si disperde il 45 per cento di acqua. E’ come se dai 9 mila litri al secondo provenienti dalla sorgente del Peschiera, si sottraesse quotidianamente tre volte la quantità d’acqua captata dal lago di Bracciano. Eppure c’è chi sta peggio della Capitale. E’ il caso di Bari, che disperde nella rete colabrodo il 51 per cento dell’acqua trasportata. Ma è in tutta Italia che lo scenario è desolante: ogni 100 litri di acqua immessa negli acquedotti, quasi 40 vengono persi perché lungo i 474mila chilometri di rete idrica ci sono perdite e falle. Per i Verdi «si tratta di una delle medie più alte d’Europa». «Che fa il paio – aggiunge il coordinatore nazionale Angelo Bonelli – con il fatto che gli investimenti realizzati per rimodernare gli acquedotti sono tra i più bassi del continente: 32 euro l’anno per abitante a fronte della Francia che ne investe 88, il Regno unito 102 e la Danimarca 129.

Per ogni abitante circa 144 litri di acqua al giorno non arrivano a destinazione (dati Unione nazionale consumatori) e da qui si arriva alla folle cifra di quasi 9 miliardi di acqua dispersa al giorno». Servono interventi urgenti e strutturali per ammodernare la rete idrica, per renderla efficiente ed efficace. E’ una necessità, un dovere: una delle grandi opere di cui il paese necessita. E allora benvenuta emergenza. Benvenuta siccità, benvenuta crisi idrica, se questa ha almeno insegnato che massimizzare i profitti e collettivizzare le perdite non è certo la strada da seguire.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pin It on Pinterest

Privacy Policy Cookie Policy