C’era una volta il parco. Oggi soltanto aride distese di incuria, abbandono, degrado, mancata manutenzione. Che si tratti del parco del Celio al Colosseo o del parco del Pineto su via Pineta Sacchetti la situazione è identica. Ma nessuno sembra accorgersene, se non quando – troppo spesso per la verità – divampano le fiamme di un incendio che mette a dura prova il pochissimo verde rimasto. Panchine divelte, giacigli improvvisati, immondizia, giochi per bambini distrutti. Si presenta così il parco del Pineto. Qualche anno fa era stata allestita una palestra all’aperto, costruito un piccolo parco giochi e i militari a cavallo effettuavano frequenti controlli in quest’area frequentata dai più piccoli, dagli anziani alla ricerca di un po’ d’ombra alla calura estiva, da famiglie che improvvisavano picnic all’ombra del Cupolone sullo sfondo.
Oggi varcare il cancello dell’ingresso principale su via Pineta Sacchetti, immette in uno scenario ben diverso: distese sterminate alla Sergio Leone e incuria ovunque. Un luogo irriconoscibile per i residenti che oramai si tengono lontani da quello che era il parco di riferimento e sicuramente un pessimo “ricordo” della Capitale per i tanti turisti ospitati negli alberghi di una zona tra le più frequentate dai pellegrini, per la vicinanza con la Città del Vaticano. Tra le sterpaglie appaiono giocattoli logorati, indumenti e coperte malamente nascosti tra l’erba per la notte e resti di vecchie bravate notturne mai celate. Lo spettacolo non migliora se si attraversano le vie del centro. Lungo corso Italia, a pochi passi dall’imbocco di via Veneto, tra l’erba alta alcuni clochard hanno fissato le proprie tende da campeggio e istallato piccoli fornelli a gas.
C’è anche un carrello della spesa con all’interno vari capi di abbigliamento probabilmente dismessi da qualcun’altro, dei materassi accatastati, una vecchia bicicletta raccattata chissà dove. Tra una tenda e l’altra fa capolino anche una carrozzina da disabile e accanto, sparsi sull’erba, rasoi da barba forse non più utilizzabili. A pochi metri, nella via della Dolce Vita continua il tran tran quotidiano di turisti alla scoperta della Città Eterna, passi frettolosi di lavoratori dei dintorni, sguardi di militari che inseguono i passanti senza librarsi oltre gli archi di Porta Pinciana. Di fronte, dall’altro lato di corso Italia, lo spettacolo è ben diverso. Basta attraversare la strada per essere proiettati nella dimensione favolistica del cinema che qui, a villa Borghese, ha la sua Casa. Registi e cineasti alle prese con premi e anteprime sullo sfondo di un tramonto capitolino che si infrange sui calici di un altro aperitivo, lasciando in ombra la vita che non si vuol vedere.
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