Tirocini nel Lazio. Stop al lavoro povero

Ago 12, 2017

Si prova a voltare pagina: durata massima di sei mesi e retribuzione di ottocento euro
di Giancarlo Narosi

tirocini nel lazioNuovi tirocini nel Lazio. Ottocento euro mensili e una durata massima di sei mesi. Queste le nuove regole, approvate dalla giunta regionale del Lazio, per lo svolgimento dei tirocini extracurriculari. Le nuove direttive entreranno in vigore dal primo ottobre. Soddisfatti i sindacati confederali. “Rispetto al passato c’è stato un cambio radicale di approccio e dunque di contenuto – dicono Cgil, Cisl e Uil – La precedente normativa prevedeva infatti che la durata del tirocinio poteva prolungarsi per 12 mesi, con un rimborso di 400 euro. Ciò ha prodotto una serie di dinamiche degenerative: datori di lavoro che nel tempo hanno attivato più tirocini, magari per lo stesso profilo. Non a caso, queste distorsioni ci hanno spinto a ribadire in più occasioni quanto il tirocinio venisse troppo spesso usato per sostituire i contratti di lavoro e pagare meno la prestazione professionale. E  che dunque la regolamentazione avrebbe dovuto essere cambiata».

«Questa sollecitazione è stata accolta dalla Regione Lazio – proseguono i sindacati–  che nella definizione della nuova disciplina ha portato a sei mesi il periodo massimo di tirocinio, elevando a 800 euro il rimborso per il tirocinante e soprattutto privilegiando il processo di inserimento professionale. Riteniamo che tale impostazione riduca considerevolmente le degenerazioni a cui abbiamo assistito in questi anni. Roma e le altre province del Lazio avevano bisogno di una simile inversione di tendenza perché i dati sull’occupazione delineano un aumento consistente del lavoro povero e bisogna dar atto alla Regione Lazio e all’assessore Valente di aver introdotto un cambio di rotta, a nostro avviso necessario, migliorando l’accordo adottato a livello nazionale tra Stato e Regioni».

«Con queste regole – ha concluso l’assessore regionale al Lavoro, Pari opportunità e Personale della Regione Lazio Lucia Valente –  vengono inserite nella disciplina regionale maggiori garanzie: l’ingresso o il reinserimento nel mondo del lavoro deve rappresentare un’esperienza incoraggiante, positiva e tutelata e non una forma di sfruttamento in danno di giovani e disoccupati».

 

 

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