
Ferie e smart working, abitudini che cambiano. Una modalità che Oliver James osserva quando fa recruitment per le aziende che lo richiedono ma che è ben visibile anche al suo interno. «I dipendenti – spiega il general manager – hanno l’opportunità, come policy, di lavorare da remoto tutto agosto, sia per via della chiusura aziendale che grazie a politiche di full remote working per il periodo estivo. Inoltre, dal nostro osservatorio notiamo che i diversi candidati intervistati, al momento di valutare un’offerta lavorativa, pongono particolare attenzione a questi elementi, specialmente flessibilità e smart working». Con 22 giorni l’anno di ferie più 10 festività nazionali, l’Italia si posiziona al quarto posto nella classifica europea dei paesi con più ferie pagate all’anno. Sopra, solo Austria (con 35 giorni), Portogallo (con 22 giorni più 13 festività nazionali) e Spagna (con 22 giorni e 12 festività nazionali). Fanalino di coda, il Regno Unito, che con soli 20 giorni l’anno di ferie e 8 festività. Ma basta andare oltreoceano per vedere tutto un altro mondo: negli Stati uniti non sono garantiti i giorni di ferie pagati dal datore di lavoro, ma solo le festività nazionali. Molte aziende garantiscono lo stesso le ferie che, però, si aggirano tra i 10 e i 14 giorni l’anno.
«Assistiamo a una crescente richiesta di equilibrio tra vita professionale e vita privata – conclude Novelli – specialmente le nuove generazioni, uno dei target principali per le nuove professioni digitali e tecnologiche, non sono disposte a rinunciare all’elemento di flessibilità e a dimostrarlo è anche l’incidenza di fenomeni nuovi, come ad esempio la worktation, l’alternanza tra lavoro e vacanze, durante il soggiorno estivo, che è un’opzione perseguita da 2 italiani su 5. Per questa ragione, proposte come la settimana corta, il full remote, le ferie illimitate, il lavoro per obiettivi e non per orari stanno diventando i driver principali per valutare o meno le proposte lavorative»
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