Come nasce una crisi industriale. Il caso Reset

Gen 24, 2023

Le prime avvisaglie allo scoppio del conflitto russo ucraino. E poi il precipitare degli eventi
di Federico Ostili, Segretario organizzativo Uilm Rieti

resetTutto inizia la scorsa estate. Ma in realtà le prime avvisaglie ci sono state dopo lo scoppio del conflitto russo ucraino: in tarda primavera inizia la flessione produttiva, un po’ per la carenza di materie prime un po’ per l’incertezza dei mercati. Rallentano cosi gli ordini mentre alcuni vengono cancellati. E cosi alla Reset, l’azienda reatina che si occupa di economia circolare e fonti di energia rinnovabili, tutto precipita. I primi a rendersene conto sono stati i 70 – tra lavoratrici e lavoratori dell’azienda – visto già in piena estate gli stipendi sono scomparsi, così come i duecento euro di bonus. Ma rassicurati in un primo momento dall’azienda, hanno tenuto duro, sperando davvero in ritardi casuali e in un immediato ritorno alla normalità. Così non è stato. A settembre la nostra Rsu chiama disperata: le mensilità non pagate sono tre, giugno, luglio, agosto. E poi si è aggiunta anche quella di settembre. Quattro mensilità, settanta famiglie – molte monoreddito – hanno intaccato e prosciugato quel poco che avevano da parte, che tutti noi cerchiamo di mettere da parte, per gli imprevisti, le necessità dei figli, magari anche una meritata vacanza. No, in questo caso l’imprevisto si è trasformato in incubo assumendo le sembianze di un carrello del supermercato quasi vuoto.

L’azienda – che in città tutte le istituzioni hanno a più riprese indicato come modello da seguire – in realtà stava costringendo i suoi dipendenti a uno sciopero della fame forzato, perché senza risorse economiche non solo i sogni di una vacanza svaniscono, svanisce anche la possibilità di acquistare generi di prima necessità. Con i lavoratori e le altre sigle sindacali, al termine dell’assemblea dello scorso il 20 settembre, abbiamo deciso di esporre la situazione della Reset a Confindustria, chiedendo anche un incontro con i vertici della Reset per sentire dalla viva voce della proprietà la situazione attuale e le prospettive future. Abbiamo scoperto che l’azienda ha delle risorse potenziali ingentissime (pensate soltanto alle conferme di ordini da trasportare soltanto in produzione) ma non riesce a portarle a termine. Uilm, Fiom, Fimcisl, hanno chiesto un tavolo di crisi in Regione Lazio, che si è riunito il sei ottobre. Nel frattempo siamo tornati a trattare con Confindustria, inizialmente sorda alle nostre richieste. Si raggiunge un compromesso: la Reset si era impegnata ad anticipare 600 euro del mese di settembre entro il 12 ottobre è il restante della mensilità entro il diciotto dello stesso mese. Il 30ottobre avrebbe dovuto consegnare ai lavoratori i 730 e i 200 euro di bonus. Mentre dal 18 novembre fino al 18 giugno 2023 si sarebbero dovute spalmare sulle buste paga gli emolumenti non corrisposti di giugno, luglio e agosto. Il primo step viene rispettato, il secondo no. Per un momento qualcuno ha tentato di far passare l’idea che il mancato rispetto del secondo step fosse dovuto al fatto che la vertenza era ormai diventata patrimonio dei mass media. Risposte certe l’azienda non ne ha date. E quindi con i lavoratori si è deciso di scioperare. Da lunedì 24 e per tutta la settimana è stata una settimana di dura mobilitazione e di forte timore che per settanta famiglie il lavoro potesse sciogliersi come neve al sole.

Un passaggio che forse ha modificato lo stallo che si era creato in quei giorni di sciopero è stato il durissimo comunicato stampa della Uil, nel quale insieme con il segretario generale Alberto Paolucci abbiamo chiesto alle istituzioni, alla politica locale e nazionale di non essere timida e di non rassegnarsi all’ennesima crisi industriale del nostro territorio. Qualche corda deve averla toccata quella nota stampa, perché il giorno dopo al presidio dei lavoratori ha portato solidarietà il presidente della provincia di Rieti, Mariano Calisse, poi il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno sulla vertenza Reset. E infine – ma solo in ordine temporale – c’è stato il contributo determinare del Prefetto di Rieti: il due novembre infatti ha indetto un tavolo tra i rapprenditi sindacali, il sindaco di Rieti, il Presidente della Provincia, l’Assessore regionale al Lavoro e la Reset. E’ stato un confronto animato ma costruttivo. Nella certezza che la Reset torni ai suoi livelli produttivi e che reinvestirà i prossimi finanziamenti che le verranno erogati, l’azienda si è impegnata davanti al Prefetto al pagamento degli stipendi di settembre per il giorno tre novembre compresi i 730 e il bonus di 200 euro. Mentre il 18 novembre le retribuzioni di ottobre è sempre ogni 18 dei mesi successivi le retribuzioni mensili per la cifra mancante spalmata su sei mesi. Il prefetto ha poi chiesto alla Reset di chiedere scusa ai dipendenti per il trattamento dei mesi presenti, scusa quantificata in una sorta di risarcimento di 600 euro. L’azienda il 3 novembre mantiene gli impegni e richiede ai dipendenti di tornare a lavoro il giorno seguente. Abbiamo raggiunto un primo risultato. Ma dobbiamo vigilare attentamente affinché l’azienda rispetti gli impegni presi e non cerchi di svicolare dalle sue responsabilità.

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