Per il momento pare decisamente compromesso lo stato idrologico del Nord Italia, dove le piogge di questi giorni ristorano solo marginalmente il deficit accumulato: a segnalarlo è il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, che registra una situazione di sofferenza perdurante dal 2021 su ampie zone del Paese (le portate del fiume Po, attualmente in leggera crescita, sono addirittura sotto media da fine 2020). «Emerge sempre più evidente – commenta Massimo Gargano, Direttore generale dell’Associazione nNazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – la necessità di capitalizzare gli apporti pluviali che, nelle attuali condizioni infrastrutturali, terminano al 90 per cento in mare, ristorando solo superficialmente il territorio, non creando riserva idrica per i mesi a venire». «Per questo – aggiunge il Presidente di Anbi, Francesco Vincenzi – chiediamo che i circa 2 miliardi e mezzo per il dissesto idrogeologico, che risulterebbero non ancora destinati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, possano essere indirizzati su alcuni dei progetti multifunzionali, ma soprattutto cantierabili in tempi celeri, del Piano laghetti».
Il panorama italiano non è dei migliori. In Piemonte, l’indicatore Spi (Standard precipitation index) a 12 mesi definisce estrema la condizione di siccità su tutta la regione (uniche eccezioni, i bacini di Dora Baltea ed Alto Po, la cui crisi idrica è classificata severa. Dopo un Ottobre già senza pioggia, il deficit pluviometrico di Novembre è stato altissimo: -48,8%; in diversi bacini ha sfiorato o toccato -60%. Le portate dei fiumi, al netto dei rialzi dei giorni scorsi, registrano scarti che vanno dal -63% della Toce al -91% del Tanaro mentre il deficit supera l’80% per Po, Varaita e Sesia. In Veneto, a Novembre, si segnala un deficit idrico regionale del 21% con il record nel bacino del Piave (-50%). Questo inizio di anno idrologico (Ottobre-Novembre), conferma un apporto pluviometrico dimezzato (mm.127 contro una media di mm. 247). Nonostante qualche timida ripresa, nella maggior parte delle stazioni di rilevamento le falde sono ben al di sotto dei minimi storici (in qualche caso oltre i 60 centimetri). Non va meglio alle acque superficiali: il volume invasato nei bacini del Piave si attesta complessivamente al 45% del consueto, mentre l’invaso del Corlo, sul Brenta, è stabile al 26%. Rispetto alla media storica, le portate dei fiumi risultano mediamente inferiori del 38% sull’Adige, del 59% sul Po, del 60% sul Brenta, dell’81% sul Bacchiglione; dato positivo della settimana è la ripresa della Livenza, il cui livello sale di oltre 1 metro. Il lago di Garda ha toccato il minimo storico, ma tutti i grandi laghi settentrionali sono sotto media. In Lombardia, dove la portata del fiume Adda cresce di 12 metri cubi al secondo, le riserve idriche stoccate sono deficitarie del 57,6% rispetto alla media storica.
In Emilia Romagna lo stato idrologico è il seguente: restano a secco i bacini irrigui piacentini, i cui i volumi idrici stoccati sono addirittura inferiori a quelli del 2017, anno di grande siccità. Comunque, si segnala un cospicuo aumento di portata nei fiumi Secchia, Enza e Taro. Una congiuntura idricamente favorevole accomuna due regioni confinanti: in Toscana le forti piogge cadute soprattutto sul Grossetano hanno ingrossato i corsi di acqua, tanto che l’Albegna è cresciuto in 9 ore di oltre 3 metri. Continuano poi a scendere i livelli dei fiumi marchigiani e anche del fiume Tevere nella bassa valle umbra, mentre è da segnalare la crescita di oltre 2 metri nel livello alla diga di Corbara. Nel Lazio, il lago di Nemi cresce di 6 centimetri, mentre resta sostanzialmente stabile quello di Bracciano che, rispetto ai valori del 2021, segna 26 centimetri in meno. Il livello del Tevere cresce di circa 1 metro e segna +60% di portata in soli 3 giorni; ancora meglio fa l’Aniene, il cui flusso tocca i 36,71 metri cubi al secondo (mc/s), così come crescono abbondantemente i livelli di Liri e Sacco.
In Campania i fiumi Volturno e Sele sono in calo, così come il Sarno. Mentre il Garigliano è in crescita nel basso corso, ma resta al di sotto delle medie dell’ultimo quadriennio. Intanto, il lago di Conza sul fiume Ofanto presenta un ulteriore, notevole incremento dei volumi, mentre sono in calo i bacini del Cilento sul fiume Alento. Si conferma il positivo trend idrico di Basilicata e Puglia: nella prima regione, i volumi invasati dalle dighe sono cresciuti di 14 milioni di metri cubi in soli 3 giorni, mentre abbondanti precipitazioni si sono registrati sul Tarantino e nell’entroterra brindisino. Nonostante le perturbazioni abbiano coinvolto un po’ tutta l’Italia, continua ad essere il Meridione la zona più umida del Paese, dove l’estremizzazione degli eventi meteo mette alla prova la resilienza dei territori. I fenomeni più violenti si sono manifestati in Calabria ed in Sicilia. In Sardegna le precipitazioni di inizio Dicembre sono state inferiori a quelle registrate nelle altre regioni: sul Medio Campidano sono caduti circa 15 millimetri di acqua, mentre nel resto della regione in pochi casi si è toccata la doppia cifra.
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