Bruciare legno emette più Co2 dei fossili

Nov 4, 2022

Green Impact: oltre 400 mln di tonnellate l'anno in Ue. Ma la biomassa legnosa riceve sussidi pari a 17miliardi annui
di Redazione

bruciare legnoIn molti si rivolgono alle stufe a legna visto il caro energia legato al gas, ma bruciare legno produce più CO2 per unità energetica delle energie fossili (gas, petrolio,carbone) e le emissioni di anidride carbonica derivanti dalla combustione di biomassa legnosa nell’Ue superano i 400 milioni di tonnellate l’anno. In tutto ciò sono di 17 miliardi di euro l’anno i sussidi per questa fonte classificata come rinnovabile. E l’Italia è un grande importatore di biomassa forestale. Lo denuncia Green Impact – l’associazione italiana che fa parte di una coalizione di più di 100 associazioni europee (ForestDefendersAlliance), lanciando un grido di allarme «per le foreste europee che stanno andando in fumo per la produzione di energia e chiede di escludere la biomassa forestale dalla normativa sulle energie rinnovabili in vista della conclusione dell’ iter di revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili (Red), prevista entro fine anno». Insomma, la biomassa forestale utilizzata per produrre energia fa male all’ambiente, al clima, alla salute e anche al portafoglio, eppure è classificata come rinnovabile e promossa come pulita. Nel paniere delle rinnovabili europee la biomassa pesa per il 60% e ben la metà, il 30%, è costituita dalla biomassa legnosa, originata in gran parte da tagli di foreste in Europa e in Stati extra Ue.

«L’Europa- spiega Gaia Angelini, presidente di Green Impact – per produrre energia sta distruggendo le sue foreste. Boschi e foreste tagliate passano da pozzi di assorbimento di carbonio a sorgente di CO2 se bruciate per produrre energia. L’Ue rischia di fallire il target della neutralità climatica entro il 2050 per non aver investito nelle rinnovabili: un vero e proprio paradosso. Inoltre questa fonte di energia arcaica, dannosa per ambiente e clima viene pesantemente sovvenzionata con 17 miliardi di euro all’ anno, a discapito delle vere rinnovabili come il solare, l’eolico e il geotermico». Le emissioni di anidride carbonica per la combustione di biomassa legnosa superano – per unità di energia prodotta – quelle dei combustibili fossili (gas, petrolio, carbone).

Il taglio di alberi causa notevoli danni che si concretizzano nella perdita di biodiversità, dissesto idrogeologico, perdita di gran parte dei servizi ecosistemici forniti dalle foreste, diminuzione della resilienza. Anche la salute viene messa a rischio: bruciare legno è fonte di polveri sottili (PM2.5), le quali sono una delle principali cause di inquinamento dell’aria, chec ausa in Europa oltre 300mila decessi prematuri. Ai cittadini dell’Ue l’industria delle biomasse forestali costa circa 17 miliardi di euro all’anno, che vengono pagati come sussidi. «Finanziamenti che potrebbero essere dirottati verso lo sviluppo delle innovazioni – segnala l’associazione – del solare, l’eolico, il geotermico». Oltre ai sussidi, l’energia da biomasse forestali riceve anche altre facilitazioni in quanto considerata fonte rinnovabile: alle aziende che bruciano la biomassa forestale come fonte di energia rinnovabile non è infatti richiesto di comprare permessi nel sistema Eu Ets (Emission Trading Systems) anche se producono emissioni di CO2, una somma contabilizzata in 12 miliardi di euro l’anno nell’Ue (rapporto Birdlife,2022).

L’Italia – segnala Green Impact – è il più grande importatore di biomassa forestale per la produzione di energia nell’Ue e tra i primi tre importatori di pellet, che proviene anche da stati extra Ue. In parte questi volumi di importazioni sono da attribuirsi ad una politica di sostanziosi incentivi per l’utilizzo del pellet per il riscaldamento domestico. Nel 2020 il 47% della biomassa bruciata è stata utilizzata per il riscaldamento residenziale e di servizi commerciali, 30% nel settore energetico e il 22% nel settore industriale. La biomassa residenziale, da sola, è principalmente originata da tagli di foreste in particolare quella utilizzata da Belgio, Danimarca, Italia e Paesi Bassi. «L’ esclusione della biomassa forestale dalla normativa europea sulle rinnovabili – conclude Gaia Angelini – è un passo necessario per la promozione delle vere energie pulite cui potranno essere devoluti più ingenti finanziamenti e incentivi. Le foreste, grazie alla loro funzione naturale di assorbimento della CO2 sono il nostro migliore e più efficiente alleato per combattere la crisi climatica, dunque è più vantaggioso incentivare la riforestazione invece di abbattere le foreste per bruciarle».

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