La perdita di acqua nella rete idrica italiana è del 40 per cento, l’agricoltura preleva il 50% delle risorse idriche, quella utilizzata per uso civile è del 36% e il 14% per le attività industriali. Il grosso delle perdite riguarda soprattutto il settore civile, tra il prelievo e consumo si perde il 48%. La stima è contenuta nel Rapporto annuale dell’Istat in cui si fa il punto a fronte anche dell’emergenza siccità di quest’anno che rappresenta il terzo evento grave in dieci anni, particolarmente acuto nel Nord-ovest. Dunque, la possibilità di razionamento delle forniture idriche nelle aree più colpite avrebbe effetti significativi in primo luogo sul comparto agricolo e sull’uso civile «Nel quadro delle misure per la tutela del territorio e della risorsa idrica, il Pnrr destina 4,38 miliardi alla gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo – sottolinea l’Istat – con l’obiettivo di migliorare la qualità ambientale delle acque marine e interne. Si tratta di risorse fondamentali per iniziare un profondo rinnovamento infrastrutturale e gestionale».
Capitolo emissioni. Tra il 2011 e il 2021 complessivamente in Italia sono diminuite di circa il 19%. La riduzione è stata pari al 31% nella manifattura, riguardando la maggioranza dei settori di attività, e di appena il 10% nei consumi delle famiglie. La sfida della transizione ecologica, alla quale il Pnrr dedica circa 85 miliardi di euro di investimenti, è particolarmente rilevante per il nostro Paese – sottolinea l’istituto – che dipende dall’estero per oltre tre quarti dell’approvvigionamento energetico, principalmente di petrolio e gas naturale. Nell’ultimo decennio risparmi importanti sono stati conseguiti nei consumi dell’industria, molto minori quelli delle famiglie mentre sono rimasti stabili i consumi del terziario. Nello stesso periodo, nei comparti ad alto impatto climatico (tranne i trasporti), si è avuta una riduzione dell’intensità dell’impatto per unità di valore aggiunto. Questa contrazione è largamente dovuta al miglioramento delle tecnologie di produzione dei settori industriali mentre le attività terziarie a servizio della manifattura, il cui peso è cresciuto nel tempo, hanno fornito un contributo molto debole. Al centro dell’attenzione degli alunni stranieri delle scuole secondarie è l’ambiente, che preoccupa molto il 60,5% degli intervistati, timore condiviso anche dai ragazzi italiani.
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