La Strategia Europea per la Biodiversità per il 2030 affida alle aree protette un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità e riconosce, allo stesso tempo, che l’attuale rete non è sufficientemente ampia per garantire gli obiettivi di salvaguardia. Con il report «Priorità Natura Italia, la sfida del 30X30», lanciato in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente il 5 giugno, il Wwf avanza una proposta di aree prioritarie italiane all’interno delle quali individuare le zone da proteggere per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 (pari ad almeno il 30 per cento di territorio protetto a terra e a mare) e assicurare un’adeguata tutela del nostro capitale naturale. L’obiettivo della Strategia Europea per la Biodiversità, infatti, non va considerato meramente quantitativo: le nuove aree protette dovranno includere rilevanti valori di biodiversità al fine di garantirne la tutela nei decenni a venire, in un contesto estremamente dinamico in cui i cambiamenti climatici aggiungono complessità a una sfida di per sé già ardua.
L’associazione ambientalista ha individuato ambiti territoriali all’interno dei quali andare a localizzare nuove aree terrestri e marine da sottoporre a tutela (come le Alpi Carniche, l’oltre Po, il Matese, la Lucania bassa, il Gennargentu solo per citarne alcune). Per quanto riguarda la parte marina, l’analisi porta a evidenziare l’Adriatico Meridionale e il Canale di Sicilia come aree particolarmente rilevanti per la localizzazione di nuove aree protette.
Per tutelare efficacemente la biodiversità – oltre che sufficientemente estese – queste aree devono essere adeguatamente interconnesse, così da assolvere alle loro funzioni ecologiche e massimizzare l’erogazione dei servizi ecosistemici, utili al nostro benessere. Inoltre, è necessario promuovere una rinaturazione diffusa, soprattutto laddove la connettività è maggiormente compromessa, come nel caso della Pianura Padana. Infine, è necessario che le aree protette vengano ben gestite e per far ciò è necessario che vengano garantiti adeguati finanziamenti. Nella previsione dell’aumento del loro numero per conseguire l’obiettivo del 30% entro il 2030 è indispensabile prevedere un adeguamento delle risorse e la creazione di uno specifico capitolo di spesa nel bilancio del Ministero della Transizione Ecologica, il cui stanziamento è stimato in un miliardo di euro per anno. Sommando l’attuale superficie delle aree protette italiane, includendo Rete Natura 2000, parchi nazionali, regionali si ottiene un valore pari al 21,45% della superficie totale per la parte terrestre. Naturalmente anche qui al dato numerico va aggiunta una valutazione qualitativa sull’efficacia di gestione: una recente survey del Wwf ha rilevato che solo il 43% dei Parchi Nazionali raggiunge livelli di efficacia adeguati.
Uno dei capisaldi della Strategia Europea per la Biodiversità per il 2030 è la costituzione di un’efficace rete transeuropea di aree protette che copra legalmente almeno il 30% della superficie terrestre dell’Unione, comprese le acque interne, e il 30% della superficie marina. Il 10% della superficie complessiva, ovvero un terzo delle aree protette a terra e a mare, dovrà essere sottoposta inoltre a protezione integrale. Gli habitat che dovranno beneficiare di questa particolare tutela saranno quelli che, oltre a elevati livelli di biodiversità, presentano anche elevate capacità di stoccaggio del carbonio, ovvero: foreste vetuste, aree umide, torbiere, praterie di fanerogame marine. In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, il Wwf Italia rilancia la petizione per chiedere l’istituzione di un Garante della Natura, una nuova figura di garanzia che sul tema natura possa svolgere funzioni regolatorie, di vigilanza, di controllo e monitoraggio, di accertamento e di risoluzione dei conflitti, a partire dalla imminente Strategia Nazionale sulla Biodiversità 2030.
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