La disparità vaccinale ha un numero. Le dosi pro capite distribuite ai paesi del G20 sono 15 volte più alte rispetto alle dosi pro capite consegnate ai paesi dell’Africa subsahariana; 15 volte più alte rispetto alle dosi pro capite ricevute dai paesi a basso reddito; 3 volte più alte rispetto alle dosi pro capite ricevute da tutti gli altri paesi messi insieme. I risultati dell’Indagine dell’Unicef – condotta dall’azienda di analisi scientifiche Airfinity – fanno emergere la gravità della disuguaglianza nell’accesso ai vaccini fra i paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito, soprattutto in Africa.
«La diseguaglianza nell’accesso ai vaccini non sta solo frenando i paesi più poveri, ma il mondo intero – ha detto Henrietta Fore, Direttore generale dell’Unicef – E’ fondamentale ricordare che nella corsa al vaccino contro il Covid, o vinciamo insieme o perdiamo insieme». I paesi ricchi con più scorte di quante ne hanno bisogno si sono impegnati a donarle queste ai paesi a basso e medio reddito attraverso Covax ma le dosi promesse vengono trasferite troppo lentamente. Delle 1,3 miliardi di ulteriori dosi che i paesi si sono impegnati a donare, sono state fornite a Covax solo 194 milioni. I paesi africani, in particolare, sono stati ampiamente lasciati senza accesso ai vaccini. Meno del 5 per cento della popolazione africana è completamente vaccinata, lasciando molti paesi a rischio elevato di ulteriori epidemie.
Mentre i leader si preparano a incontrarsi al G20 di Roma, 48 ambasciatori e sostenitori dell’Unicef in Africa hanno sottoscritto una lettera aperta chiedendo loro di onorare le promesse e di trasformare i vaccini in vaccinazioni. «Ogni giorno l’Africa rimane non protetta, la pressione si accumula sui già fragili sistemi sanitari dove ci può essere una sola ostetrica per centinaia di madri e bambini – si legge nella lettera – Mentre la pandemia provoca un picco di malnutrizione infantile, le risorse vengono sottratte ai servizi sanitari salvavita e alle vaccinazioni infantili. I bambini già orfani rischiano di perdere i nonni. Il disastro incombe sulle famiglie dell’Africa sub-sahariana, 4 su 5 delle quali si affidano al settore informale per il loro cibo quotidiano. La povertà minaccia il ritorno a scuola dei bambini, la protezione dalla violenza e aumenta il rischio di matrimonio precoce». Secondo l’Oms, si stima che a livello globale siano fra gli 80 e i 180mila gli operatori sanitari morti a causa della pandemia fra gennaio 2020 e marzo 2021. Meno di 1 operatore sanitario su 10 in Africa è stato completamente vaccinato e oltre 128mila sono stati contagiati dal virus. L’agenzia ha anche rilevato che solo un contagio su asette viene tracciato in Africa a causa di test limitati, questo significa che il numero reale è probabilmente molto più alto. «
Salvare vite in Africa significa iniziare salvando le vite di coloro che salvano vite – ha concluso Fore – Troppe comunità nel continente erano già alle prese con sistemi sanitari in affanno. Non possono affrontare un altro anno di questa crisi globale sopportando così tante morti prevenibili e malattie prolungate».
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