Vogliamo davvero invertire la rotta? Oppure quando questa emergenza sanitaria sarà finalmente alle spalle tutto tornerà come prima, se non peggio? Il rischio c’è. E’ concreto. Pensiamo alla transizione ecologica? Chi governa la vuole davvero? Si sta davvero impegnando per cambiare politiche e tradurre in pratica concetti come la sostenibilità, il risparmio energetico, l’economia sostenibile? La quotidianità offre spunti contrastanti e molto contraddittori: basti pensare all’ormai eterno cortocircuito della politica dei rifiuti a Roma, oppure proiettando lo sguardo oltreoceano pensiamo alle trivellazioni in Alaska – adesso sospese dal presidente Usa Biden – ma che per il suo predecessore Trump erano state il modo per espandere lo sviluppo di combustibili fossili e minerali negli States.
Sembra insomma di essere impantanati in un sistema che limita e frustra le speranze per il futuro. E’ vero che parlare di ambiente non è semplice, forse perché per troppi anni è stato considerato qualcosa di nicchia. E allora è stato giusto affidare a un governo tecnico, il cui presidente del consiglio non spicca certo per questo genere di sensibilità, la stesura del Piano nazionale di ripresa e resilenza? Le criticità emerse in materia di transizione ecologica lasciano propendere per una risposta negativa.
In realtà, ci sarebbe bisogno di un profondo cambiamento culturale, che non può certo essere introdotto da una persona, seppur stimata, come il premier Draghi, con una visione economica più vicina agli industriali. Si spiegano così gli investimenti insufficienti nel settore del trasporto pubblico. E anche le risorse economiche concesse per produrre idrogeno dal gas. Eppure i cambiamenti climatici – ormai realtà anche tra gli scettici – consigliano di agire con maggiore risolutezza per ridurre le fonti inquinanti e gli sprechi delle risorse non rinnovabili del pianeta come l’acqua, ad esempio, e la sua depurazione. La transizione ecologica è nelle nostre mani, nella nostra voglia di proteggere quello che di naturale e straordinario ancora non abbiamo irrimediabilmente distrutto. Proteggere e conservare la natura, come patrimonio per la sopravvivenza del genere umano, è la base per una reale transizione ecologica, che altrimenti non ha senso né fondamento.
Quanto questa sfida – che si traduce in benessere per le future generazioni – possa rivelarsi con le attuali scelte del governo un buco nell’acqua sarà presto chiaro. L’informazione generalista snobba questo rischio. Se ne parla poco, troppo poco. Ma una cosa per noi è chiara: è sempre più necessaria una trasformazione in chiave green dell’attuale società, perché il pianeta va salvaguardato così come la salute dei suoi abitanti. L’economia circolare è la base per lo sviluppo sostenibile, per un nuovo modello di sviluppo. E’ questo che chiedono i giovani, gli unici che hanno sviluppato una sensibilità ambientale. Finora ampiamente frustrata.
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