L’emergenza covid e il lockdown. Il modo di lavorare che cambia. Poi il lento ritorno alla normalità. Il centro servizi della Uil di via Mola Vecchia da tempo ha riaperto i battenti. Le misure anti covid sono rispettate: distanze tra persone, vetri in plexiglas, accessi contingentati. «La ripartenza nella nostra provincia – dice Anita Tarquini, Segretaria della Uil di Frosinone – è stata lenta e graduale. Dal periodo delle domande e delle richieste gestite dal nostro personale attraverso il telelavoro, siamo passati alla fase in cui i sevizi alle persone vengono gestiti in sede, come prima della pandemia». Dalle prime richieste di indennità al bonus baby sitting, senza dimenticare quello per colf e badanti, le ragazze del centro servizi hanno raddoppiato gli sforzi per aiutare le persone in difficoltà. «In realtà – aggiunge Tarquini – la nostra, attività anche prima dell’emergenza sanitaria, si era contraddistinta per il ruolo sociale che le nostre strutture avevano offerto ai lavoratori e alle lavoratrici. Stiamo parlando di servizi gratuiti che suppliscono alle carenze del settore pubblico».
L’ultima prova di impegno c’è stata con le domande per il reddito di emergenza. «Proprio su questa misura abbiamo avuto una richiesta di aiuto di moltissime persone – racconta la segretaria – Tutto è accaduto per caso: a inizio giugno si è rivolto al nonstro centro un uomo di passaporto nigeriano residente in Italia. E’ stato aiutato in ogni dettaglio, è rimasto molto colpito per la disponibilità e l’accoglienza ricevuta». Forse per questò c’è stato il passaparola. Sta di fatto che una parte della comunità nigeriana ha considerato il centro di via Mola vecchia come punto di riferimento. «Tant’è – aggiunge la sindacalista – che nei giorni successivi c’è stato un continuo flusso di uomini e donne. Superate le prime difficoltà, richiamate tutte le persone al rispetto delle misure anticovid, le ragazze del centro servizi sono riuscite a smaltire l’enorme volume di domande arrivate negli uffici». «Certo – ricorda Tarquini – non sono mancati momenti di stress. Come quando abbiamo ricevuto pressioni dall’amministratore del palazzo e da alcuni abitanti dei palazzi vicini. O come quando sono venuti i vigili per verificare che non ci fossero assembramenti». Tutte reazioni in parte giustificate, vista la pericolosissima emergenza sanitaria che abbiamo vissuto. Ma al di là di tutto, c’è un aspetto che merita una sottolineatura: in un periodo complicato – come quello che stiamo ancora vivendo – la struttura e le operatrici hanno svolto un lavoro che non tutti sono stati capaci di portare a termine. «Di questo andiamo fieri – prosegue Tarquini – perché fare sindacato è anche questo, stare vicino ai lavoratori e alle loro necessità».
Quello di Frosinone non è l’unico centro servizi della Uil in Ciociaria. Altri sono dislocati a Cassino, Amaseno, Sora, Anagni e Ferentino. «Ma a Frosinone – conclude Tarquini – grazie anche alla vicina stazione ferroviaria ad oggi abbiamo lavorato oltre 800 richieste di Rem, traducendo in pratica concetti che ci stanno a cuore: nel carico quotidiano di lavoro e di scadenze fiscali, abbiamo praticato solidarietà, inclusione, equità e pari opportunità».
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