A otto lavoratori romani su dieci piace lo smart working

Lug 3, 2020

Per un lavoratore su tre un elemento di vantaggio è rappresentato dalla possibilità di svincolarsi dai tradizionali orari di lavoro, potendo decidere autonomamente i tempi di svolgimento della propria attività lavorativa, all’interno di un sistema lavoro che privilegia la qualità delle prestazioni. La ricerca della Uil del Lazio
di Mariateresa Cinanni

Otto lavoratori romani su 10 (83,9%) si dicono soddisfatti dello Smart working. Sono soprattutto i dipendenti del settore privato a esprimere maggiore entusiasmo anche se la preferenza va verso un’alternanza tra lavoro in remoto e in presenza. Perché la mancanza dei colleghi e di un confronto sembra farsi sentire anche tra chi vorrebbe prolungare lo Smart working oltre i sei mesi. Questo quanto emerge da un’indagine condotta dalla Uil del Lazio e dall’istituto di ricerca Eures su un campione di 763 lavoratori, prevalentemente romani, ai quali è stato somministrato un questionario sulle opportunità e i problemi del lavoro a distanza. Tra gli intervistati, l’85,5% lavora nel settore privato e il 14,5% nel pubblico, con una prevalenza di occupati nel terziario (63,2%), rispetto a quelli dell’industria (31,9%) e del settore primario (4,9%).

Dei 763 intervistati solo il 5,1% ha espresso un giudizio negativo sullo Smart working, ma pur nella soddisfazione generale, non mancano le criticità: per il 57,7% degli intervistati il tempo dedicato al lavoro è aumentato, a fronte di un esiguo 3,6% per il quale è diminuito; il 39,4% segnala inoltre un aumento dei carichi di lavoro, mentre è ancora il 3,6% a indicarne l’alleggerimento; diverso è il tema della produttività che ben il 59,3% degli intervistati definisce migliorata. Il cambiamento più critico riguarda la questione delle prospettive di carriera e della crescita retributiva, che soltanto l’1,7% dei lavoratori considera accresciute con il passaggio al lavoro agile. Tra i maggiori punti di forza associati allo smart working, emerge il risparmio del tempo necessario agli spostamenti casa-lavoro (75,5% delle indicazioni), apprezzamento che raggiunge l’85,6% tra i più giovani (fascia under 39) e che rappresenta un fattore determinante per chi lavora nell’area metropolitana di Roma – prima tra le Capitali europee per numero di autovetture private e fanalino di coda per i tempi di spostamento – seguito dalla maggiore possibilità di conciliare gli impegni lavorativi e la cura domestica e familiare (48%), mentre per il 41,8% degli intervistati il passaggio allo smart working ha comportato un risparmio economico, venendo meno sia i costi degli spostamenti (abbonamenti a bus e/o treni, carburante, parcheggio, ecc.) sia le altre spese legate alla presenza fisica in ufficio, quali i pasti fuori casa.

Per un lavoratore su tre un elemento di vantaggio è rappresentato dalla possibilità di svincolarsi dai tradizionali orari di lavoro, potendo decidere autonomamente i tempi di svolgimento della propria attività lavorativa, all’interno di un sistema lavoro che privilegia la qualità delle prestazioni e non la mera “quantità di lavoro” espressa in termini di ore lavorate. La possibilità di conciliare attività lavorativa e cura domestica è un vantaggio espresso soprattutto dai lavoratori di età compresa tra i 40 e i 54 anni (54,1%), dove si concentrano le coppie con figli minori che nel periodo del lockdown hanno affrontato il lavoro da remoto insieme al carico di impegni e responsabilità derivante dalla chiusura delle scuole e/o dalle esigenze della didattica a distanza.

«Dati che fanno riflettere – fa sapere il sindacato – se pensiamo che prima del lockdown soltanto il 7% dei lavoratori italiani aveva già sperimentato lo Smart working, contro il 17% dei colleghi europei e oltre il 30% degli americani, possiamo facilmente comprendere quanto l’introduzione del lavoro agile abbia rappresentato una vera rivoluzione nelle nostre abitudini lavorative e personali. Ci sono sicuramente molte modifiche e aggiustamenti da effettuare, ma bisognerà entrare sempre più nell’ottica di un lavoro che permetta di conciliare le proprie esigenze con la produttività. D’altronde si è visto più volte che un lavoratore soddisfatto rende di più. Facciamo in modo che quest’emergenza produca cambiamenti positivi nella nostra vita».  Tra le criticità evidenziate dagli intervistati, la più diffusa è la perdita della socialità e del confronto con i colleghi. Segue la sovrapposizione tra tempi e spazi di vita e di lavoro. Pur confermando interesse verso il lavoro agile, i lavoratori tuttavia esprimono la necessità di mantenere un legame con la struttura fisica dell’azienda presso la quale operano: oltre 3 intervistati su 4, infatti, preferirebbero adottare una soluzione mista, alternando al lavoro da casa una presenza più o meno costante in ufficio, mentre solo un intervistato su 5 sarebbe favorevole ad uno smart working esclusivo, con un’attività lavorativa svolta completamente da remoto.

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