Possedere oggi una macchina per scrivere non è così comune. Quella di Carlo è stata prima nella casa del nonno, poi in quella del padre. Nella sua attuale residenza, la Olivetti Lettera 22 azzurra è al centro della scrivania, con i fogli inseriti nel rullo, i tasti un po’ consumati e il campanello pronto a ricordare che una volta esistevano i margini. Sì perché, con la macchina per scrivere non ti ritrovavi per magia alla riga successiva. Eri tu a scegliere quando e come andarci. E dovevi anche dividere le sillabe, perché ancora non esistevano i programmi di videoscrittura. Esistevano però – e resistevano – gli insegnamenti della scuola elementare: la esse impura, come comportarsi con l’apostrofo e come con i gruppi di due o più consonanti.
Erano regole utilissime. A Carlo e ai suoi coetanei vennero in soccorso anche il giorno dell’esame di idoneità professionale per l’iscrizione nell’albo dei giornalisti professionisti. In quei caldi giorni di giugno di dodici anni fa, nelle sale dell’Hotel Ergife di Roma, i tasti picchiettavano più o meno velocemente e accompagnavano i sogni di tanti praticanti giornalisti. Quaranta righe, non una di più per l’articolo. Trenta per la sintesi. Sessanta battute per riga. Margini impostati: pronti, via. Quella del 2008 fu l’ultima volta che i candidati utilizzarono la macchina per scrivere. In quella sessione Carlo si sentì un privilegiato. Gli era sempre piaciuto picchiettare sui tasti. Gli era sempre piaciuto vederlo fare al nonno e al padre. Adesso era lui – in un momento fondamentale per la crescita professionale – a far muovere i braccetti, a fissare indelebilmente parole su un foglio bianco. Questa volta toccava a lui utilizzare la Olivetti Lettera 22. Forse è per questo che in quelle ore si sentì sospinto da un vento amico, familiare.
La lettera 22 di Carlo entrò nello studio del nonno negli anni settanta del novecento. Era il secondo modello, quello col tasto rosso in basso a sinistra. Il primo fu prodotto negli anni cinquanta. Nel 2020 questo piccolo gioiello – tutto italiano, voluto da Adriano Olivetti, progettato da Marcello Nizzoli e Giuseppe Beccio, che vinse premi, che fu utilizzato da giornalisti e scrittori – compie settant’anni. Settanta candeline. Settanta come le righe totali, fra articolo e sintesi, che Carlo scrisse quel 14 giugno di dodici anni fa.
0 commenti