«Non è la lingua a godere di poca salute, ma quelli che la parlano. L’insegnamento dell’italiano non è cosa facile, perché veniamo da una storia che ha prodotto larghe masse di analfabeti. Per educare alla lingua ci sarebbe voluto un programma di governo molto più ampio e scientificamente fondato ma non c’è mai stato. Certamente dall’Unità d’Italia si sono fatti dei passi avanti, ma la formazione del docente di italiano è la chiave principale». Così il presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Francesco Sabatini, ha commentato il risultato degli ultimi test Invalsi, da cui è emerso che un ragazzo su tre, alle scuole medie, non riesce a comprendere un testo in italiano. Al di là delle critiche al sistema Invalsi, più volte oggetto di polemiche, i risultati fanno rabbrividire perché evidenziano anche la frattura tra nord e sud del Paese, dovuta secondo Sabatini alla differente evoluzione storica e culturale. I problemi maggiori per l’accademico, però, sarebbero da individuare in una classe docente non sempre all’altezza del proprio ruolo e, tra le nuove generazioni, in un uso eccessivo dei social che riducono la scrittura a un messaggino, producendo così “ritardi nell’acquisizione delle capacità personali e cognitive”.
«Se un docente non ha studiato linguistica italiana, se la studi a fondo – dice Sabatini – È questa la disciplina che forma il docente di lettere, non la storia della letteratura, che è un altro capitolo, una cosa diversa. Abbiamo una lingua antica, nobile, ricca, ma per letterati e poeti. La lingua vive e diventa facile da imparare quando è usata dalla massa dei parlanti nella comunicazione orale. Una lingua usata per secoli soltanto in letteratura non ha quelle scioltezze che la rendono adatta a tutti. Per questo ritorna la questione di una formazione più forte, più scientifica del docente di italiano”. Mentre per mantenere un corretto uso della nostra lingua anche nell’epoca dei social network, un primo passo potrebbe essere, “quello di insegnare nella scuola primaria a scrivere con la mano. Poi viene la grammatica. Ma la mano prima. È un’illusione di comodità fidarsi del correttore del computer».
Sono le parole il fine e il mezzo principale per conoscere il mondo, secondo Sabatini che conclude ricordando come «se mi mancano le parole per definire uno stato d’animo mi manca l’orientamento. Senza le parole non possiamo conoscere, le parole ci conducono verso la comprensione di noi stessi e degli altri».
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