La scuola della Costituzione. Quella che, però, la Costituzione sembrerebbe proprio non conoscerla. E’ il caso del liceo classico Mariano Buratti di Viterbo. Istituto dedicato a un partigiano. Mariano Buratti, per l’appunto, a capo, durante l’occupazione nazifascista, della prima – e probabilmente sola – banda partigiana della Tuscia. La banda dei Cimini. Buratti venne catturato alla fine del 1943. Portato e torturato in via Tasso, venne fucilato a Forte Bravetta a Roma il 31 gennaio 1944.
A far rizzare i capelli sulla testa, due cose. La prima. Sulla facciata della scuola, ormai da diverso tempo è ricomparsa la scritta “Casa del balilla” che campeggiava sulla facciata durante il ventennio fascista. All’epoca la scuola era dedicata al re Umberto I, ucciso all’inizio del novecento dall’anarchico Gaetano Bresci. Ora la scritta è di nuovo in luce. Sulla facciata di una scuola dedicata a un partigiano. Simbolo della resistenza al nazifascismo nel viterbese. Sta lì, e nessuno, in tutto questo tempo ha pensato di ricoprirla. La seconda cosa che fa rizzare i capelli in testa riguarda invece la stanza della dirigente scolastica. Alle sue spalle, assieme al ritratto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sta appesa la bandiera italiana. Sotto la bandiera è riportato l’articolo 34 della costituzione, dedicato al diritto allo studio dei capaci e meritevoli. Uno stralcio. Per l’esattezza il terzo comma. Ma c’è un errore. E anche questo sta lì da molto tempo, senza che nessuno se ne sia mai accorto. Senza che nessuno lo abbia corretto.
Il terzo comma dell’articolo 34, così come sta scritto sulla Costituzione, recita: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Il terzo comma riportato invece sotto la bandiera appesa alle spalle della dirigente scolastica del liceo classico dice: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzo”. Una differenza sostanziale. I padri costituenti intendevano mezzi economici. Quello che sta scritto sotto la bandiera del classico fa pensare al “mezzo” di trasporto. Insomma. Una lacuna non da poco, considerando anche il fatto che quella bandiera sta lì da qualche anno.
Possibile che nessuno se ne sia mai accorto? Possibile che tutto il corpo docente e non solo, che molto probabilmente avrà visto la bandiera e avrà letto quanto sta scritto sotto, non abbia mosso un dito? Nel frattempo però, sulla facciata della scuola, è ricomparsa la scritta “Casa del balilla”. E anche in tal caso non è successo niente. Sta lì. Come se nulla fosse. “La tradizione che guarda al futuro”? All’ingresso del liceo, subito dopo gli archi, c’è infine un piccolo sacrario, col ricordo dei soldati viterbesi che hanno preso parte alla prima guerra mondiale – una lapide risalente al 1925, recentemente rispolverata – il ricordo di Mariano Buratti e infine quello di un altro studente illustre del liceo. Luigi Petroselli. Nato e sepolto a Viterbo. È stato il primo sindaco comunista di Roma.
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