Centri di accoglienza, tra elevata densità e bandi carenti

Lug 16, 2018

Il dossier di In Migrazione fa il punto sulla situazione italiana
di Maria Teresa Cinanni

La situazione dei richiedenti asilo e la dinamica dell’accoglienza analizzate attraverso i bandi di gara per la gestione dei Centri per l’accoglienza straordinaria (Cas). Questo quanto realizzato da In Migrazione che ha esaminato tutti i bandi pubblicati dalle Prefetture italiane, evidenziando come soltanto sedici su 101 raggiungano la sufficienza. Gli esempi più virtuosi a Rieti, Siena e Ravenna. Mentre a Cosenza, Crotone e Firenze i bandi più carenti.  Tra i problemi più frequenti i forti ritardi burocratici nell’espletamento delle procedure, in alcuni casi ben 5.000 giorni di ritardo, con una media nazionale di quasi due mesi.

“La scelta inedita di analizzare il sistema di prima accoglienza partendo dai bandi pubblici – ha spiegato Simone Andreotti, presidente di In Migrazione – nasce dalla convinzione che nei capitolati e nei disciplinari delle gare ci deve essere l’anima dei Cas. E’ nei bandi che si trovano le regole del gioco per i gestori privati, che più sono definite e tanto più accrescono l’efficacia dei controlli e, in caso d’inadempienza, la possibilità di applicare penali o rescindere convenzioni”. In tutta Italia sono stati complessivamente messi a bando dalle Prefetture quasi 180 mila posti nei Centri di accoglienza straordinaria. Se in termini assoluti a ospitare più richiedenti asilo nei C.a.s. sono la Lombardia (27.131 posti messi a bando), la Campania (17.500) e il Lazio (16.449), in rapporto ai residenti queste Regioni ospitano appena 3 richiedenti ogni 1.000 residenti. “Non assistiamo ad alcuna invasione – ha spiegato Andreotti – il problema non è il numero di persone che sbarcano scappando da guerre ma la capacità di mettere in campo un sistema di accoglienza efficace e di qualità”.

La “pressione” dell’accoglienza sui cittadini che risiedono in un territorio non è infatti determinato dai numeri complessivi, quanto dalla loro concentrazione, ovvero dalla dimensione dei centri, che troppo spesso ospitano un numero eccessivo di persone, con conseguenze negative sulla qualità dell’accoglienza e sul rapporto con la comunità ospitante. Una delle principali criticità evidenziate nella ricerca sono proprio le dimensioni delle strutture. Soltanto in poco più di una gara di appalto su quattro viene stabilito un limite inferiore ai 60 ospiti per centro di accoglienza. Nel 68% dei casi, invece viene data la possibilità di aprire Centri con una capacità ricettiva tra gli 80 e i 300 utenti (in alcuni casi anche superiore). Anche sulla quantità e la qualità dei servizi alla persona e per l’integrazione nei bandi di gara pubblicati dalle prefetture si evidenzia un’altra forte carenza: oltre il 60% non raggiunge la sufficienza su questo aspetto. Sono in particolare l’orientamento e il supporto legale per la domanda di protezione internazionale, l’insegnamento dell’italiano e la mediazione linguistica e culturale i servizi su cui è stata rilevata una maggiore e preoccupante carenza.  Nettamente migliore è la situazione per quanto concerne l’assistenza sanitaria, considerata positivamente in 85 bandi sui 101 analizzati.

Complessivamente per il 2018 sono stati impegnati nei bandi per l’apertura e la gestione dei Cas, fondi pubblici per oltre 2 miliardi di euro. Contrariamente a ciò che ancora troppo spesso si crede, dei 35 euro pro capite medio per l’accoglienza straordinaria dei richiedenti asilo, soltanto 2,50 euro vanno direttamente alle persone accolte.  Il rimanente 92% del finanziamento, viene usato dal privato che gestisce i Centri di accoglienza straordinaria. Fondi pubblici che vengono spesi per l’accoglienza che, se di qualità, ritornano alla comunità ospitante. L’accoglienza straordinaria secondo il dossier di In Migrazione porta o dovrebbe portare a quasi un miliardo di euro in tutta Italia per creare direttamente nuovi posti di lavoro, senza contare un indotto stimabile in un altro miliardo di euro ogni anno. Solo le spese per il personale direttamente connesso all’accoglienza straordinaria possono creare in Italia, escludendo l’indotto, oltre 36mila posti di lavoro qualificati. Tanto meglio viene gestito un centro, quindi, tanto maggiori sono i benefici per l’economia dei territori.

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