Italia maglia nera in Europa nella tutela di donne e bambini. Questo quanto emerso nell’ultimo rapporto WeWorld Index, che analizza vari aspetti della vita dell’universo femminile e infantile di 171 nazioni del mondo.
Sono 17 gli ambiti – dall’ambiente all’alimentazione, dal lavoro alla violenza familiare – analizzati dal rapporto, da cui emerge che il nostro Paese ha perso ben nove punti in due anni, passando dal diciannovesimo al ventisettesimo posto, guadagnando così l’ultima posizione nell’ambito dei Paesi Ue e la terzultima tra gli aderenti al G20. Fanno peggio solo Messico e Brasile. La debacle è dovuta soprattutto alle difficoltà che incontrano donne e bambini negli ambiti delle questioni ambientali, dei disastri naturali e dell’accesso al lavoro. In coda alla classifica, con -146 punti, la Repubblica Centrafricana, preceduta in ordine crescente da altre nazioni africane: Ciad, Mali, Repubblica democratica del Congo, Niger e Sud Sudan, quest’ultimo entrato per la prima volta nell’Index dato che negli anni precedenti non si era potuto rilevare per l’instabilità del Paese.
Ai primi posti si collocano invece i Paesi del nord Europa, con in testa l’Islanda che, con 112 punti, scalza la Norvegia, seguita da Svezia, Finlandia, Danimarca e, a sorpresa, la Slovenia. In questa nazione, come in altre dell’Est Europa che recuperano posti in classifica, si inizia a fare sentire probabilmente l’impatto dell’entrata nell’Unione Europea nell’aumento di qualità della vita e delle opportunità generali. Il focus dell’edizione 2018 del WeWorld index ha riguardato l’accesso all’istruzione, con 5 indicatori su altrettante nazioni scelte per la loro specificità: la scarsa nutrizione (Kenya), le migrazioni interne (India), la questione del genere (Nepal), la violenza in famiglia e sociale (Brasile), la povertà educativa ereditaria (Italia). Partendo da quest’ultima, “è evidente il legame ereditario che c’è nell’accesso allo studio dei giovani italiani”, ha sottolineato il responsabile Advocacy di WeWorld.
Un esempio: “per un figlio di genitori non laureati c’è l’8% di probabilità di laurearsi, percentuale che cresce al 68% per studenti con almeno un genitore laureato. La dispersione arriva al 20% nei contesti più poveri, come per esempio in alcune zone del Sud come Sicilia, Campania o Sardegna, mentre la media nazionale si attesta al 13%. La condizione economica, quindi, incide molto sulla prospettiva educativa scolastica dei bambini”. Con i maschi che sono più a rischio abbandono e le femmine che non vengono valorizzate per alcuni indirizzi scolastici come le scienze, la tecnologia e la matematica.
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