Le monetine lanciate nella Fontana di Trevi restano alla Caritas. Almeno fino alla fine del 2018. La conferma arriva dall’organo diocesano. «La Giunta capitolina, con la memoria n. 22 dello scorso 29 marzo, ha prorogato fino al 31 dicembre 2018 l’affidamento delle monete di Fontana di Trevi alla Caritas di Roma da destinare a iniziative di solidarietà e assistenza delle persone più fragili. Una scelta che conferma gli indirizzi delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi venti anni e che esprime concretamente la solidarietà di tutta la città di Roma verso chi soffre ed è svantaggiato, riconoscendo all’organismo della Chiesa di Roma quella specificità, unica nella città, di intercettare e incontrare le più diverse forme di povertà – cittadini senza dimora, anziani soli, immigrati che non riescono a integrarsi, malati, minori difficili, famiglie in difficoltà – possibile grazie a una ramificazione territoriale di 139 centri di ascolto parrocchiali presenti in tutti i municipi e quartieri».
«Il tesoretto della Fontana di Trevi – prosegue la Caritas – in questi anni è diventato pasti erogati nelle mense sociali a quanti, seppur in estrema indigenza, non presentano le caratteristiche per l’assistenza; servizi di ascolto, assistenza e accoglienza che per diversi motivi non possono godere di altri sovvenzionamenti; progetti portati avanti con i servizi sociali territoriali: sostegni per la spesa alimentare, per il pagamento delle utenze domestiche, per l’affitto e per il mutuo, iscrizioni scolastiche, spese mediche, rimpatrio di salme, progetti di microcredito. Interventi di carità diffusa che difficilmente potrebbero trovare finanziamenti diversi, soprattutto se derivanti da fondi soggetti a bando e con rendicontazioni specifiche. Quanto raccolto dalla Fontana di Trevi rappresenta in parte un fondo per casi disperati, quelli che pur non rientrando in alcuna categoria, costituiscono l’aspetto più problematico del disagio: sono gli ultimi tra gli ultimi».
«Responsabilità, trasparenza, spirito di servizio e testimonianza: sono questi gli atteggiamenti che ci hanno guidato in questi anni in cui Roma Capitale ha affidato i proventi delle monete alla Caritas – commenta monsignor Enrico Feroci, direttore dell’organismo pastorale della Diocesi di Roma – Scelta che dai volontari è sempre stata considerata come un’attestazione di fiducia per l’opera a favore di tante e diffuse situazioni di povertà e marginalità. Responsabilità anzitutto verso i poveri, i veri beneficiari dei proventi della fontana. In questi anni abbiamo interpretato il nostro ruolo per restituire ai cittadini sofferenti ciò che troppo spesso e per ragioni diverse non riescono ad avere in termini di servizi e diritti».
«Trasparenza verso l’amministrazione – conclude monsignor Feroci – che ha scelto l’opera della Caritas perché si tratta dell’organismo più diffuso sul territorio in grado di incontrare povertà e disagio. Situazioni che prevedono una relazione di prossimità basata sulla fiducia e realizzata grazie alla formazione e all’accompagnamento di un vastissimo numero di volontari che ogni giorno rappresentano l’ossatura di questo sistema di welfare. Testimonianza verso la comunità, attraverso opere che siano dei segni di speranza. Mense, ostelli, case famiglie, comunità e centri di ascolto, in cui è possibile per ognuno conoscere e incontrare le situazioni di emarginazione; dove comprenderne le cause ed educare a una solidarietà che sia consapevole condivisione, in cui tutti possono partecipare ed essere protagonisti del cambiamento. E’ questo lo spirito con cui la Caritas continuerà la gestione delle monetine di Fontana di Trevi fino a quando l’Amministrazione comunale rinnoverà il mandato».
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